Ernesto Econdi, il dipendente della Asst sopravvissuto all’attacco violento del Covid

Dal Predabissi, dove è stato intubato, è stato trasferito al Policlinico di San Donato per poi tornare all’ospedale di partenza

«Quando ho riaperto gli occhi dopo due mesi di terapia intensiva ero convinto di avere dormito per 10 minuti: nei momenti più difficili il pensiero della mia famiglia che mi aspettava a Galgagnano mi ha tenuto in vita».

Il 59enne Ernesto Econdi - responsabile del centralino e dell’ufficio referti dell’Asst Melegnano e Martesana -, ancora in convalescenza, finalmente parla con serenità della brutta prova che ha dovuto superare a causa del Covid. «Mi sono ammalato nel novembre scorso - spiega -, inizialmente i sanitari mi avevano prescritto dei farmaci da assumere a casa, poi le mie condizioni si sono aggravate e quindi mi hanno ricoverato. Prima i medici hanno provato con il casco respiratorio, ma il 23 novembre sono stato intubato e da lì è cominciato il lungo periodo di terapia intensiva di cui non ricordo assolutamente niente». Mentre Ernesto era in un profondo sonno farmacologico, è stato anche trasportato in un ambulanza, sempre attaccato al ventilatore, presso il Policlinico San Donato dove è rimasto per due settimane in circolazione extracorporea al fine di alleggerire il più possibile l’attività dei polmoni che il virus aveva aggredito.

Poi, sempre da addormentato, è stato trasportato nuovamente al nosocomio di Melegnano dove il 22 gennaio si è svegliato. «Mi è sembrato - riflette - che fosse stato sufficiente un breve sonnellino per ricominciare a respirare bene, ma in realtà era passato ben più tempo». Piano piano Ernesto Econdi si è ripreso e per lui è iniziata quindi la riabilitazione presso la struttura Maugeri di San Donato. e infine è arrivato il giorno del rientro nella sua abitazione.

Il dipendente di Asst ha così potuto riabbracciare la moglie Elisabetta e i suoi figli, Andrea e Matteo, che da casa hanno sempre fatto il tifo per lui. «Ho una famiglia meravigliosa - confida -: il primo giorno mia moglie mi ha preparato i tortelli con burro e salvia, erano eccezionali, non mi sembrava neanche vero». Un sentito ringraziamento il paziente speciale lo rivolge al primario del reparto di anestesia e rianimazione del Predabissi, dottor Giovanni Marino, e al professor Marco Ranucci che è capo dell’Unità di anestesia e terapia intensica del Policlinico San Donato. «Mi hanno salvato la vita che è la cosa più preziosa che abbiamo - osserva - inoltre mi emoziono quando penso al lavoro instancabile che tutti i singoli operatori sanitari, ciascuno nel proprio ruolo, svolgono ogni giorno a fianco di ciascun malato». Ernesto conclude lanciando a tutti un appello: «Il Covid è molto brutto: proteggetevi il più possibile dal contagio».

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