Ma sarà proprio lui?». Per tutta la mattinata di ieri è stato proprio questo l’interrogativo rimbalzato nel passa-parola di tanti codognesi, quotidiani alla mano, gli occhi fissi sui titoli degli articoli che registravano l’iscrizione nel registro degli indagati anche di un importante manager del Gruppo Intesa Sanpaolo accusato di concorso in corruzione nell’inchiesta che coinvolge l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Stupore e sconcerto quando poi l’interrogativo ha trovato la sua risposta certa, ovvero che sì, l’indagato era proprio lui, Maurizio Pagani, codognese “doc”, da molti concittadini meglio conosciuto come «Pietro».
A Codogno Maurizio Pagani è nato nel 1953 ed ancora risiede, nell’abitazione nel quartiere di San Giorgio. Cognome di quelli che contano, quello di Pagani sul territorio. Anche da un punto di vista istituzionale. La conferma? Tutta negli anni Ottanta, quando il nome di Maurizio Pagani lo si trova prima legato alla presidenza della municipalizzata di Codogno, quindi nella “stanza dei bottoni” con incarichi di responsabilità all’interno dell’allora Consorzio del Lodigiano, il cui personale e molte funzioni poi passarono alla Provincia di Lodi. La Democrazia Cristiana è stato il partito di riferimento del codognese, peraltro l’attività politica vera e propria ha coinvolto in prima persona non tanto Maurizio Pagani quanto piuttosto il fratello Gianni, sindaco di Codogno dal 1990 al 1995, nonché successivamente consigliere provinciale e presidente del consiglio della Provincia di Lodi. Sposato con tre figli, Maurizio Pagani la sua professionalità da sempre la esercita nel settore finanziario e del credito: un lavoro prima a Casale presso la Cassa di Risparmio, quindi agli inizi degli anni Novanta il trasferimento a Milano nella sede di Banca Intesa. Vani ieri i tentativi di contattare il codognese, nessuna intervista pare essere il “diktat” della linea concordata assieme ai propri avvocati difensori. Contattato al telefono, è stato invece il fratello, l’ex sindaco Gianni Pagani, a concedere una riflessione: «Maurizio? Da un punto di vista giudiziario è sereno, convinto di aver fatto il suo lavoro in maniera corretta e nell’interesse della banca. Si è messo a disposizione della magistratura, pronto a spiegare una vicenda che, non ho dubbi, evidenzierà la sua estraneità alle accuse». A pesare, piuttosto, è l’eco mediatica dell’indagine. Il fratello Gianni ieri ha confermato: «È il clamore che agita, che rende pesante la situazione. L’importante è mantenere calma e lucidità, per affrontare ogni cosa con la giusta serenità».
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