DROGA Altri otto anni e mezzo di reclusione per la banda dello spaccio nei parchi di Lodi

I risultati delle indagini della polizia tra via Fascetti, il parco delle Caselle e la piarda Ferrari

Carlo Catena

Due anni e mezzo di reclusione per il 39enne N.S., due anni per il 31enne K.S., senza sospensione condizionale della pena, e due anni per A.M., 26 anni, ed E.M., 24 anni, che invece hanno avuto il beneficio della “condizionale”: sono le altre quattro condanne, inflitte dal tribunale collegiale di Lodi, alla “banda” di nove cittadini del Gambia che secondo l’accusa dal 2016 al 2019 gestiva lo spaccio di droga, principalmente a studenti lodigiani, compreso qualche minorenne, tra i parchi di via Fascetti e delle Caselle, e la Piarda Ferrari.

Per rito abbreviato in udienza preliminare erano già arrivate altre sentenze di colpevolezza, con condanne a un anno e mezzo e a due anni. Contestata a tutti la cessione di droga cosiddetta leggera, hascisc e marijuana, ma con più di una dozzina di episodi accertati con numerosi indizi di colpevolezza, nell’ambito di un’attività di indagine della polizia di Stato nella quale erano poi state integrate anche attività dei carabinieri. La più particolare, la denuncia sporta da due genitori di un sedicenne che avevano la droga in tasca al figlio e l’avevano portato subito in caserma, con successivo sopralluogo in via Fascetti per cercare di individuare gli spacciatori, che però si erano, in quel momento, allontanati.

Quando erano scattate le manette, nel maggio del 2020, erano stati sequestrati anche i telefoni cellulari dei sospettati ed erano emerse perfino chat con i giovani clienti, comprese ragazzine fotografate in atteggiamento amichevole con gli spacciatori, tutti profughi richiedenti asilo.

Proprio questo clima di amicizia ha portato uno dei difensori, Fabio Carminati di Lodi, a chiedere alla corte di considerare anche l’ipotesi esimente del “consumo collettivo”, peraltro invocata da uno degli indagati, ma il tribunale ha accolto in pieno le richieste della Procura, senza “sconti”, nonostante alcuni dei quattro a processo risultassero formalmente incensurati.

Dopo gli arresti ci sono state ulteriori segnalazioni di presenze sospette negli stessi parchi, e non erano mancati controlli anche con i cani antidroga, che avevano portato. ad esempio nel marzo scorso, a individuare decine di grammi di stupefacenti nascosti in buche nel terreno, e il Comune era anche dovuto intervenire disponendo la chiusura dei cancelli del parco di via Fascetti a partire dal tardo pomeriggio, per scongiurare ritrovi anche potenzialmente pericolosi. Ma lo spaccio, almeno quello documentato dall’operazione “Hide and seek” che ha poi portato al processo, avveniva principalmente alla luce del sole: gli studenti di ritorno da scuola prima di tornare a casa passavano nel giardinetto e trovavano “erba” e “fumo” sapendo già da chi andare.

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