Dov’è finito il rispetto della persona?

Sono fatti che tutti conoscono. Tutti i media rigurgitano di queste notizie. La mamma porta con sé il bambino di 9 anni, in montagna, lo uccide… e poi suicidio! E’ solo l’ultimo episodio. E quanti fatti di questo genere sono accaduti nei mesi scorsi. Sembra proprio che la violenza omicida si sia impossessata di genitori e di tante persone dichiarate insospettabili. Impressionante la visione televisiva e soprattutto web delle decapitazioni da parte dei membri del recente Califfato islamico. E con le dichiarazioni di volersi espnadere in tutti gli Stati a maggioranza musulmana e anche più in là… fino alla conquista del Vaticano. All’ascolto di tali comunicati viene immediata la domanda: in che mondo siamo caduti? E’ mai possibile che l’amore materno e paterno giungano a tali decisioni? Basta spiegazione solitamente fornita che si è trattato di un raptus? Che sempre si è davanti a persone fuori di sé? Mi viene spontaneo chiedermi: dove e da chi hanno imparato, tali soggetti, a porre in atto azioni del genere? Nelle famiglie, anche non pienamente riuscite, è sempre stato normale allevare i figli, anche in numero rilevante e con problemi, e la loro eliminazione era ripugnante, per tutti! Anche l’aborto, sempre clandestino, veniva considerato un’infamia. Noi, che ci dichiariamo nazioni e popoli in rilevante progresso, siamo giunti a far diventare “comuni” le atrocità sopraddette e a mostrare a tutti tali… “traguardi”! Le cause? Ovviamente sono numerose e non facili da scoprire. Mi riferisco non tanto a quelle personali e immediate, da valutare attentamente in ogni caso. Mi riferisco a quelle “sociali”. E’ infatti in questa dimensione che dobbiamo porre un’indagine più accurata e approfondita. Non è spiegabile un numero così elevato di omicidi e suicidi paterni – materni – coniugali semplicemente cercando motivazioni particolari – personali. E tra le cause è da porre in primo luogo il clima che si respira pressochè in tutti gli svolgimenti degli avvenimenti della vita comune. Un clima che sembra cancellare la necessità fortissima di basare i comportamenti personali e collettivi su valori inderogabili e incancellabili. C’è ancora qualcuno, tra le autorità e i protagonisti dell’opinione pubblica che parla di “legge naturale”? Da, cercare e scoprire, stampata nel profondo della natura umana e alla quale vengono i “comandamenti” necessari per una vita insieme? Una vita fatta di rispetto delle persone in quanto tali, e quindi di tutte le persone? Una legge che è alla base di ogni normativa e fondamento dei diritti- doveri da scrivere nella “Costituzione” e ancora prima nelle coscienze e nelle menti di ogni soggetto umano, soprattutto dei giovani? L’opinione prevalente tende a ridurre l’universo morale al relativo. Ha eliminato l’importanza della famiglia e i suoi compiti educativi, dimentica la realtà dell’amore – dono, frutto di una volontà decisa e sapiente, dà sempre più spazio alla passione, al sentimento, alla conquista estetica… E la passione, il sentimento, l’estetismo – con le proprie bizzarrie – conducono facilmente a scelte e azioni insensate e a volte anche a crimini orrendi. Pressochè universale è stata la condanna delle decapitazioni, soprattutto perché mostrate a tutto il mondo. Ma la ragione più vera della condanna di questo fatto e degli altri sopra richiamati è la violazione della legge naturale, universale, che impone il rispetto della persona. Ma, ancora una volta, la condanna è stata declamata basandosi su la provocazione di sentimenti umanitari, certamente non negativi, e pur sempre lontani dalla necessaria profondità etica. Chissà se con le riforme e i cambiamenti “passodopopasso” si arriverà a toccare e modificare in positivo il clima sociale dominato dall’incertezza e dal relativismo etico – morale…

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