«Dire che c’è stato mobbing in Provincia non è diffamazione dell’ente»: archiviata la querela contro la consigliera di parità

Il presidente Passerini aveva ritenuto due interviste del 2018 “lesive dell’immagine dell’ente”, per il gip invece è diritto di critica politica

Il gip di Lodi ha archiviato la querela per diffamazione che il presidente della Provincia Francesco Passerini (Lega) aveva fatto presentare all’inizio di ottobre del 2018 a seguito di dichiarazioni della consigliera di parità della Provincia Venera Tomarchio, riportate da un quotidiano locale all’inizio di luglio di quell’anno, in cui, a margine di un convegno e poi in occasione di un’intervista, la consigliera riferiva alla stampa di situazioni di mobbing ai danni dell’ente provinciale. La Procura aveva archiviato, il presidente della Provincia però si era opposto ed è stata fissata la discussione innanzi al gip Francesco Salerno. Che però, raccogliendo anche le argomentazioni del difensore della consigliera, avvocato Pietro Gabriele Roveda, ha sposato le conclusioni del pubblico ministero, ritenendo «che le condotte addebitate all’indagata non oltrepassano i confini del diritto di manifestazione del pensiero». Nelle prime frasi contestate, Tomarchio sosteneva che «i dipendenti hanno sottolineato situazioni di mobbing», nelle seconde, diceva «mi è capitato di parlare con dipendenti in condizioni psicofisiche di vera fragilità, lavoratori che si chiudevano nel bagno a piangere». «Ritenuto che – annota il gip – a una stregua razionale e di buon senso, deve negarsi efficacia diffamatoria alle dichiarazioni in questione e agli articoli che le riportano; quanto al profilo del contenuto, trattasi di affermazioni affatto generiche che, non attribuendo alla Provincia di Lodi alcun contegno attivo od omissivo, non possono ledere la reputazione dell’ente». Inoltre, scrive sempre il giudice, «le dichiarazioni in questione in sostanza rappresentano un blando esercizio di critica politica riferito alle condizioni di lavoro dei dipendenti della Provincia, espresso in termini così vaghi da risultare sostanzialmente innocuo per il prestigio e il decoro di quest’ultima»». «Questa battaglia legale ha comportato oneri a mio carico - osserva ora Tomarchio -. Non mi è dato sapere chi ha sostenuto le spese per la difesa dell’Ente. Non è del tutto secondario anche questo aspetto, anche in ordine al fatto che la denuncia è stata ritenuta due volte infondata dalla magistratura. Tuttavia, in questo tempo non ho mai smesso di svolgere la mia funzione a tutela delle persone che hanno avuto necessità di rivolgersi a me in quanto Consigliera di Parità, pur tra mille difficoltà e ho sempre cercato di mantenere rapporti istituzionalmente corretti».

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