Dimezzino i deputati, non i comuni

Caro direttore, come sindaco ma anche e soprattutto come cittadino lodigiano, le chiedo la cortesia di poter dire la mia sulla situazione che stiamo vivendo. Nel 2007 lessi il libro “La casta” ma non riuscii a finirlo: il disgusto ebbe il sopravvento. Due anni dopo decisi di provare l’esperienza amministrativa e fui eletto sindaco. Sto sperimentando il ruolo e il servizio, coi miei collaboratori ce la stiamo mettendo tutta. Ma l’esempio che ci viene dall’alto scoraggia e demoralizza. Dopo che per tanti mesi hanno continuato a recitare “tutto va ben, signora la marchesa”, a Ferragosto spinti dal monito dell’Europa hanno dichiarato che la crisi esiste: ma non hanno avuto più il tempo, la lucidità e la volontà di operare con assennatezza. Si spiegano solo così le “bastonate” annunciate ai soliti noti, fra cui inserisco la trovata della soglia dei tre cento mila abitanti per le Province degne di sopravvivere e quella dei mille abitanti per i Comuni, al di fuori della quale pare si debbano cancellare a priori la storia e la geografia dei territori, la serietà e la virtuosità di molti.

Fosse stata una scelta ragionata e ragionevole, avessero veramente calcolato i reali vantaggi economici, magari confrontandoli con quanto pesano i loro benefici, non ci sarebbero state soglie tanto bislacche. Una Provincia attenta alle spese non può essere messa sullo stesso piano di Province sprecone. Lo stesso dicasi per i Comuni.

Quindi ci risiamo: nonostante la casta sia stata buttata in piazza da inchieste e numeri inconfutabili, i politici romani non fanno una piega: parlano di virtuosità, di sudore e sangue, ma si scordano di sé stessi, non danno il buon esempio, chiedono sacrifici a tutti tranne a chi da anni è super privilegiato e i sacrifici non li ha mai conosciuti.

Io credo che chi ricopre cariche pubbliche dovrebbe essere il primo a fornire buoni esempi ai cittadini, che lo hanno scelto perché evidentemente credevano in lui, nelle sue capacità ed equità morali.

A Terranova e Cornovecchio il buon esempio è reale e quotidiano; a Roma no; illustri saggisti lo hanno dimostrato: e saperlo oggi pesa molto più di ieri.

Non fa bene alla gente che lavora e versa le tasse vedere in tv che c’è la corsa verso le cassette di sicurezza svizzere: e nessuno la stoppa.

Non fa bene alla gente di casa nostra leggere quanto poco costa pasteggiare a pesce alla buvette dei parlamentari.

Non fa bene agli onesti che si industriano per tirare avanti con la famiglia sapere che un consigliere regionale senza incombenze particolari, senza responsabilità personali né istituzionali, guadagna 12 mila euro al mese e pure un vitalizio a fine servizio.

Mentre un sindaco di un piccolo comune, caricato di gravose responsabilità e mille incombenze, per cinquecento euro al mese spesso taglia pure l’erba dei giardini, spala la neve, dipinge le aule e firma le ordinanze. E tale sindaco, come premio, si vede cancellare il ruolo sociale e il gran lavoro fatto perché si deve risparmiare! Come si può poi tener conto solo del numero degli abitanti di un Comune senza considerare anche come si sono spesi i soldi pubblici?

Non è il Comune di Maccastorna a pesare sulla bilancia dei pagamenti italiani, così come non lo è Cavacurta. Lo dico con cognizione di causa: non c’è sindaco che non ci metta del suo pur di far funzionare bene la macchina comunale e di promuovere il bene dei suoi cittadini!

Nessun sindaco dei comuni lodigiani vive grazie agli emolumenti previsti, anzi! Da bocciare sono quei parlamentari che hanno creato comunità montane in posti dove di montagne non ce ne sono mai state!

Anche le Province non sono tutte uguali e devono essere giudicate sulla reale amministrazione svolta, conti alla mano. Perché non cominciare a tagliare le ultime nate, Province istituite sull’onda della ricerca del consenso e subito foraggiate di milioni di euro?

Credo che la maggior parte della gente si attenda una cosa sola: un taglio deciso dei parlamentari, che a Roma sono il doppio di quelli americani.

Rimandiamo a casa gli assenteisti, quelli che hanno il doppio lavoro, gli onorevoli-avvocati; stop ai baby pensionati a 42 anni. Un barbiere di Montecitorio guadagni come il suo collega di Lodi; un piatto di pasta a Montecitorio costi come al ristorante dei camionisti. Ci aspettiamo che spariscano i privilegi delle Regioni Autonome. Passi l’autonomia di Vallèe d’Aoste e Sud Tirol, ma restano per me assurdi i privilegi ed i milioni di euro regalati alla Sicilia, al Trentino e alla Sardegna.

I cittadini vogliono misure improntate alla serietà, alla dignità e soprattutto al buon esempio: solo così si può evitare che questo Paese sprofondi.

I parlamentari per primi tornino ad essere orgogliosi di mettersi al servizio dei cittadini e si diano un netto taglio a stipendi abnormi.

Lo esige la gente comune, lo vogliono i giovani, lo chiedono i Lodigiani con la schiena dritta, gli amministratori locali e tutti quei volontari dei nostri paesi grazie ai quali il Lodigiano e l’Italia vanno avanti con coraggio nonostante tutto.

Siamo gente abituata a dare l’anima per l’ideale in cui crediamo e non meritiamo una “casta” parolaia orientata solo a farsi vedere in Tv e a mantenere i propri privilegi.

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