Dieci giorni da paura in tutta la Lombardia, ma a Lodi il virus corre più lentamente GRAFICO

I nuovi casi di positività nel Lodigiano sono passati in due decadi da 661 a 985, con una crescita del 49 per cento, di molto inferiore rispetto a quella di diverse altre province

Sia chiaro. Nessuno è al sicuro. La “seconda ondata” della pandemia da Covid-19 sta imperversando in tutte le province lombarde, con una accelerazione evidente nelle ultime settimane. E tuttavia le dinamiche di diffusione del virus non sembrano omogenee, penalizzando alcune province rispetto ad altre, parzialmente risparmiate, magari anche perché più duramente colpite nella prima fase.

Spiegazioni certe non ce ne sono, ma i numeri parlano chiaro e danno una certa qual consolazione al Lodigiano, così duramente provato nella scorsa primavera.

La nostra analisi mette a confronto le ultime due decadi, la prima dal 15 al 24 ottobre, la seconda dal 25 ottobre a ieri, 3 novembre. Registra i nuovi contagi evidenziatisi nel periodo in ciascuna provincia, il rapporto tra il loro numero e la popolazione residente nell’ambito territoriale di riferimento ed evidenzia l’incremento dai casi da una decade all’altra.

Ebbene, in provincia di Lodi la velocità di diffusione del virus nella cosiddetta “seconda ondata” appare per ora più lenta rispetto ad ogni altro territorio di Lombardia. I casi, che nel periodo 15-24 ottobre erano stati 661, nei dieci giorni successivi sono diventati 985, il 49% in più. Un incremento sicuramente significativo, ma decisamente inferiore a quello registrato nelle altre province e quasi la metà della media lombarda.

In generale il Covid sembra ora correre più velocemente, oltre che a Milano (+84,5% di nuovi contagi, oltre 13mila in più da una decade all’altra) nelle aree a nord della metropoli: da Varese (+217,6%) a Como (+201,9%), Monza Brianza (+146,5%) e Lecco (+147,4). Di fatto mentre nel Lodigiano i nuovi contagi sono aumentati della metà, in quelle zone sono quasi (e a volte anche più) che triplicati. Incrementi che sono sostanziali anche dal punto di vista dei numeri assoluti e che fanno decollare il rapporto fra nuovi contagi e popolazione (si va oltre i mille ogni centomila abitanti a Monza Brianza e Varese, con Milano che si attesta appena sotto quota 900).

Lodi, in questa poco lusinghiera “classifica” si colloca a metà strada (427 nuovi positivi nella decade ogni centomila residenti, per altro contro una media regionale di 650). Il rapporto del resto era già mediamente neii dieci giorni precedenti: dal 15 al 24 ottobre i casi rilevati erano 286 ogni centomila abitanti, e solo tre province facevano peggio. Insomma, da questo punto di vista stiamo peggio dei nostri vicini più stretti. Tuttavia è come se nel Lodigiano la seconda ondata, dopo una accelerazione iniziale, abbia rallentato la velocità di diffusione, là dove invece altrove si è registrata una crescita esponenziale.

In generale va detto che tutte le province della bassa Lombardia hanno numeri - se così si può dire - migliori: Pavia, Cremona e Mantova registrano tutte un incremento inferiore al cento per cento; Brescia è allineata su valori omologhi, mentre Bergamo evidenzia una crescita maggiore, ma su volumi piuttosto contenuti (non a caso è la provincia con il minor numero di nuovi casi per abitante).

Il mutamento del trend dei contagi negli ultimi dieci giorni è confermato dalle percentuali di nuovi positivi per provincia. Se nella decade precedente la provincia di Lodi contava il 2,2% dei nuovi casi di Lombardia, negli ultimi dieci giorni la quota è scesa all’1,5%. Egualmente in diminuzione Brescia, Cremona, Mantova e Pavia. Persino Milano, che contava il 51,3% dei nuovi positivi, è sceso al 44%. Il peggio riguarda Varese (dal 9,3 al 13,7), Monza Brianza (dal 12,3 al 14,1) e in misura minore Como (dal 5,2 al 7,3) e Lecco (dal 2,4 al 2,8). Si fatto 5 province su 10 hanno registrato l’82% dei nuovi casi nella regione. Guai però ad illudersi: siamo solo all’inizio.

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