«Dare più certezze al mondo agricolo»

Agricoltura e ambiente sono le priorità del castelnovese Italo Pedrini, candidato alle elezioni regionali del 24 e 25 febbraio, per Lista Lavoro Libertà Tremonti 3L. Perché di una cosa Pedrini è profondamente convinto: bisogna portare nelle amministrazioni le proprie competenze e capacità, per non correre il rischio che a decidere su piani di sviluppo agricoli siano persone che di agricoltura e ambiente non se ne intendono. Proprio questo invece è il contributo che Pedrini ha voluto offrire al manifesto del leader Giulio Tremonti e che intende portare anche al Pirellone in caso di elezione. Il candidato lodigiano infatti è dottore agronomo e ha il suo studio in centro a Codogno. Ha 59 anni e abita a Castelnuovo Bocca d’Adda. Attualmente ricopre la carica di capogruppo di minoranza a Castelnuovo, per la lista civica Vivere Castelnuovo (incarico che in caso di elezione lascerà). In passato, è stato assessore comunale all’agricoltura e all’ambiente. Per Pedrini si tratta però della prima candidatura a livello regionale.

Perché candidato al Pirellone e perché al fianco dell’ex ministro Tremonti?

«Se fosse stato un partito non mi sarei candidato ma in questo caso si tratta di un movimento guidato da una persona che mi piace. Ho sempre seguito Tremonti, ho letto i suoi libri e in particolare il suo ultimo Uscita di sicurezza, in cui non fa teorie sulla crisi e sul debito, ma dà delle cifre precise sulla situazione dell’economia italiana. E proprio inviando commenti sul suo ultimo libro sono entrato in contatto con il suo staff e ho poi condiviso il suo manifesto. Un manifesto aperto, per cui anch’io ho potuto dare il mio contributo sui temi che mi competono in quanto agronomo di professione: agricoltura e ambiente. Io so quali sono i problemi del settore».

E quali sono? Ma soprattutto, come pensa di risolverli?

«Innanzitutto il mondo dell’agricoltura ha bisogno di una sicurezza maggiore, garantendo la stabilità al mercato. Gli agricoltori ragionano sul guadagno a lungo termine e occorre garantire loro una certa stabilità. Di certo non bisogna costringerli a pagare i prodotti entro 60 giorni: il cosiddetto articolo 62. In secondo luogo bisogna facilitare la ricezione dei fondi europei da parte degli agricoltori. La Regione Lombardia eroga i soldi della Comunità europea per le politiche agricole, ma l’impressione è che la pesante burocrazia e la mancanza di una visione di quelle che sono realmente le esigenze del mondo agricolo impediscano ai soldi di arrivare e alla giusta destinazione. Su questo aspetto occorre lavorare».

Quale futuro per l’agricoltura Lodigiana?

«Una volta risolti questi punti, si potrà parlare di recupero dell’agricoltura, tenendo conto che ci sono fenomeni irreversibili e per quelli non si può far nulla come le discariche, le cave e i biogas, con la monocoltura, con cui gli agricoltori hanno cercato di salvarsi, e per cui si possono individuare piante alternative da “dar da mangiare” a questi impianti. Occorre poi studiare lo stato di fatto della zootecnia e valorizzarla».

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