Crack Genia, parla l’ex sindaco Toni assolto due volte: «Un progetto che poteva funzionare e non è stato capito»

«Nel cda c’erano tutti i partiti ma nessuno aveva sollevato obiezioni, la multiutility cui partecipa anche il Comune di Milano ha tre miliardi di debiti ma non è assolutamente vicina al fallimento»

A conclusione del procedimento giudiziario a Lodi su Genia Spa, che è andato avanti per 11 anni, l’ex sindaco Marco Toni, 59 anni, anni è stato assolto per la seconda volta, insieme a quasi tutti gli altri imputati. Rimane aperto solo un processo a carico dell’ex presidente Roberto Fazioli e di due figure amministrative, per il primo filone, Genia Energia. Per Toni il tempo assorbito dalle udienze, spiega, è stato «un lungo calvario nel corso del quale ho pagato un pesantissimo scotto sul piano umano, famigliare e professionale». Per questo, di fronte al pronunciamento dei giudici, si dice «sollevato», ma consapevole del fatto che nessuno gli potrà restituire il tempo che ha vissuto affrontando i dispiaceri che gli sono stati inflitti da coloro che lo hanno bollato come responsabile del crack Genia ben prima che si chiudesse il processo. In un’intervista rilasciata a «il Cittadino» Toni parla della complessa vicenda che gli ha cambiato la vita.

Un debito da 84 milioni di euro contratto da Genia e nessun colpevole. Cosa non ha funzionato?

«Il progetto Genia non è stato capito da chi mi è succeduto al governo della città. Era una società nuova, alla quale avevamo trasmesso il patrimonio pubblico di scuole, case popolari e altri beni indisponibili su cui gravavano mutui da 12 milioni che erano stati contratti dal Comune. Inoltre la società aveva appena acquistato la propria sede, dal costo di 5 milioni di euro, e aveva affrontato altri investimenti per diventare operativa. C’era un piano aziendale che prevedeva il rientro dalle passività. Ad esempio era già in programma la vendita ad Eni, che è stata poi bloccata dalla giunta di Gina Greco, del pacchetto clienti del ramo energia per 12 milioni di euro. Lì è iniziata la disfatta».

Se tornasse indietro compierebbe nuovamente le scelte che ha fatto in passato?

«Alla luce di quanto è accaduto non proporrei più un piano che potrebbe non essere capito. Ma rimango dell’idea che il progetto Genia fosse fortemente innovativo: un’azienda pubblica che gestisce il verde, i rifiuti, la depurazione delle acque è un modello di efficienza che in altri Comuni ha funzionato. Ad esempio la società che gestisce l’energia elettrica partecipata dai Comuni, a partire da quello di Milano, ha più 3 miliardi di euro di debiti, ma non è assolutamente vicina al fallimento».

In quale momento ritiene sia stato definitivamente demolito il progetto che lei aveva voluto nel ruolo di sindaco di San Giuliano?

«Quando il commissario prefettizio che era arrivato in Comune dopo la Greco ha messo Genia nell’impossibilità di operare togliendole la gestione di quasi tutti i servizi. Erano rimasti oltre cento dipendenti con ben poco lavoro da svolgere, anche se il fallimento è arrivato 6 anni dopo su richiesta della Procura della Repubblica di Lodi. Nel frattempo si sono alternati i super consulenti e gli avvocati scelti dalla politica: le principali tre figure, tutte considerate di “alto profilo professionale”, ora sono implicate in vicende giudiziarie per altre partite di cui si sono occupati, ad esempio a Roma».

In una nota nei giorni scorsi Forza Italia domanda chi ripagherà i danni che si sono riversati sui cittadini a causa di Genia. Lei cosa risponderebbe?

«Responsabile del caso Genia è la politica: nei consigli di amministrazione erano stati nominati esponenti di tutti i partiti, anche di Forza Italia e della Lega, e nessuno di questi nel corso dei lavori aveva mai espresso dissenso. Poi la Greco ha portato i documenti in Procura e dal quel momento è partita la caccia al colpevole, come se i passaggi fossero stati compiuti all’oscuro di tutti, ma così non è stato. E comunque vorrei ricordare a tutti i sindaci, in particolare a quelli giovani, che non è detto che chi governa oggi non si trovi a risponderne in futuro».

Ritiene che se la politica avesse consentito all’ex presidente Roberto Fazioli di andare avanti con il suo piano aziendale, oggi Genia sarebbe ancora in piedi?

«Ne sono convinto. Fazioli aveva provato ad illustrare alla Greco il suo disegno, ma è stato inutile. E oggi vediamo ad esempio le vicissitudini, legate ai ricorsi al Tar, che sta attraversando il Comune per il bando sull’igiene ambientale. Un servizio che avrebbe potuto essere gestito con efficienza e continuità da Genia».

Cosa le ha fatto più male di questa burrasca che lo ha visto coinvolto in prima persona?

«Sentivo sulla pelle il giudizio della città dove sono cresciuto, dove vive la mia famiglia, dove ho fatto prima l’assessore e poi il sindaco per due mandati durante i quali, dalla copertura del Redefossi allo smantellamento dei tralicci, credo di avere migliorato la qualità della vita dei cittadini. Ho avuto amici che mi sono stati molto vicini, ho continuato a girare a testa alta per le strade di San Giuliano, ma è stato difficile. Ora mi piacerebbe che la stessa attenzione venga data alla notizia che Marco Toni è stato dichiarato innocente».

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