COVID Riapertura piscine e palestre, tante speranze e troppi vincoli

Le voci lodigiane: «Le regole sono troppo rigide, sarà impossibile ripristinare lo sport di base»

«Sono solo indiscrezioni, attendiamo qualcosa di più preciso»: è il pensiero di molti titolari di palestre e piscine alla lettura delle anticipazioni emerse ieri sulla riapertura delle strutture dal prossimo 15 febbraio. Più che speranza di fronte all’ipotesi della fine di un incubo c’è però il timore di una normativa che solo sulla carta permetta di ripartire: in realtà però “la toppa” rischia d’essere peggiore del buco.

Se l’olimpionico della canoa Antonio Rossi (sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia con delega a sport e grandi eventi) evidenzia come «le palestre e le piscine siano state messe in crisi da mesi di chiusura forzata» e «sia arrivato il momento di riaprirle perché ci sono tutte le conoscenze e le condizioni di sicurezza per farlo» il documento del Cts pubblicato dal «Corriere della Sera» impone regole molto rigide: forse troppo, per essere davvero fattibili. In primis: palestre e piscine potranno riaprire solo nelle zone arancioni e gialle. Docce e spogliatoi resteranno inutilizzabili. Nelle piscine ogni utente dovrà avere uno spazio di almeno 10 metri quadrati, nelle palestre saranno possibili solo “lezioni individuali”, in pratica l’attività con i personal trainer. Tutti punti su cui il direttore della struttura della Faustina (con piscina da 50 metri e palestra) per Sporting Lodi Igor Piovesan trova criticità: «Le indiscrezioni emerse sono troppo grossolane per essere attuabili, sembrano scritte da chi non è mai stato in una palestra o in una piscina: se così fosse converrebbe continuare a tenere aperto solo per l’agonismo e non riammettere lo sport di base. La chiusura degli spogliatoi e i 10 metri quindi varrebbero solo per gli amatori di nuoto e fitness o anche per gli agonisti? Come va organizzato il “lavoro individuale”? Come è possibile ipotizzare una lezione di spinning con una sola persona? Ci sono ancora troppi punti oscuri: in queste condizioni nessuna società può operare». Piovesan vede dietro lo scenario ipotetico di riapertura delineato dal Cts «anche una contemporanea scelta di non proseguire con l’erogazione dei bonus ai collaboratori sportivi», una delle decisioni del Governo più apprezzate in ambito sportivo.

Piscina e palestra del centro sportivo della “Ducatona” di Casale gestito dalla Sky Line sono chiuse dal 24 ottobre: «Se fossero confermate queste regole - il pensiero di Gianluca Alessandrini, presidente di Sky Line srl - sarebbe impossibile riaprire allo sport di base. Centri come il nostro sono creati anche per dare un servizio sociale e propongono attività con costi calmierati per permettere a tutti di fare attività: con le restrizioni ipotizzate dal Cts lo sport diverrebbe qualcosa di elitario. Soprattutto le piscine sono strutture “energivore”: già è stato difficilissimo aprire in estate vasca all’aperto e solarium con una persona ogni 7 metri quadrati e ci siamo riusciti anche grazie all’aiuto delle amministrazioni comunali di Casale e Codogno: con una persona ogni 10 metri quadrati è impossibile anche solo pensare di poter tornare a lavorare».

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