COVID Lunghe code al Parco per i tamponi: un boom di accessi martedì mattina a Lodi

«Stare due ore in attesa soprattutto per le persone anziane non va bene: Regione e politici sanno solo presenziare»

Boom di auto in coda per eseguire il tampone rapido al parco tecnologico padano, ieri mattina. Le persone in coda protestano: «Questa mattina - dice Massimo Baldi scrivendo alla redazione - ci sono 600 metri di auto, tutte con il motore acceso, in attesa di fare il tampone. In pratica un serpentone da dietro il centro zootecnico sperimentale di via Volta, fino al punto tamponi di via Einstein. La segreteria al telefono non risponde (la segreteria telefonica è satura) tanto meno via e-mail. Le auto, a volte, sono con più persone a bordo, sospette contagiate (se uno solo ce l’ha, di certo tra un’ora, lo passa all’altro). Se uno ha anche sintomi gravi come febbre alta in corso e non ha con sè il paracetanolo come fa? Se una persona, dopo un’ora di attesa dovesse avere un bisogno fisiologico? Gli anziani, dopo 2 ore seduti, potrebbero non farcela neanche a scendere dalla macchina».

Più volte, in questi giorni, abbiamo documentato code interminabili al centro tamponi. Le persone inviate dalle scuole e dai medici di famiglia sono in aumento. «Chi è in malattia dal lavoro può permettersi 3-4 ore di rischio visita fiscale con richiamo del datore da dover poi giustificare? - dice il signor Baldi -. Le auto, poi, sono quasi sempre a motore acceso: è vero che fa freddo, ma che danno ambientale procuriamo? Le auto, tra l’altro, si surriscaldano, e se non performanti, potrebbero guastarsi (impianto raffreddamento e motorino di accensione)». Ottimo, dice il paziente, «il lavoro di chi lavora lì al punto tamponi e dei nostri medici di base che in caso di costipazione importante insensibile alla tachipirina, inviano il paziente a tamponarsi (limitando il contagio nella popolazione circolante). Do un voto negativo, invece, a Regione Lombardia (ed ente Provincia) e ai politici che non si sanno organizzare, non hanno mezzi o persone, ma vogliono comunque sbandierare, presenziare, essere intervistati e dire: “Siamo i primi, facciamo tutto, organizziamo tutto, gestiamo tutto, dappertutto”».

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