Covid, lo studio lodigiano su cani e gatti: «Prendono il virus ma non si ammalano»

Resi noti i primi risultati: positivo agli anticorpi quasi il 13% degli animali di famiglie colpite dal coronavirus

Cani e gatti sviluppano gli anticorpi del covid-19 ma finora, almeno nello studio lodigiano che ha riguardato 919 animali, sono risultati tutti negativi ai tamponi molecolari. E quindi - questa l’ipotesi cui sono finora giunti i ricercatori di Veterinaria dell’Università Statale di Milano - è difficile che possano a loro volta essere veicolo di infezione. Il covid-19 potrebbe essere quindi una malattia che su questi animali da compagnia ha l’effetto passeggero che su gli umani hanno altri coronavirus, quelli del raffreddore. La prima fase dello studio COVIDinPET (Genetic characterization of SARS-CoV2 and serological investigation in humans and pets to define cats and dogs role in the COVID-19 pandemic) è stata pubblicata in queste settimane e ha coinvolto anche l’Università di Bari, il dipartimento Sicurezza alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità,l’Università di Liverpool e alcuni laboratori veterinari.

Nell’ambito dello studio sono stati eseguiti tamponi molecolari per la ricerca di SARS-CoV2, e anche esami sierologici per la ricerca di anticorpi. In 528 casi erano anche noti i risultati di test molecolari condotti sui proprietari degli animali. Tutti i 494 tamponi molecolari sono risultati negativi, inclusi quelli prelevati da cani o gatti con sintomi respiratori o conviventi con proprietari che sono stati covid positivi. Al contrario, il 3,3%, dei cani e il 5,8% dei gatti, soprattutto adulti e provenienti da aree geografiche in cui maggiore è stata la prevalenza di infezione nell’uomo, è risultato positivo alla sierologia e, per quanto riguarda i cani, la percentuale di sieropositivi sale al 12.8% se si considerano gli animali appartenenti a proprietari che avevano avuto il covid.

L’esito, suggerisce che il tempo di permanenza del virus nei loro tessuti, pur sufficiente a indurre una risposta anticorpale, sia molto breve e non associato allo sviluppo della malattia in queste due specie animali. Sembra quindi che possano essere i proprietari positivi a trasmettere transitoriamente il virus ai propri cani e gatti, con i quali andrebbero quindi evitati contatti stretti nel periodo di positività del proprietario. Tra i finanziatori della ricerca, anche Fondazione Cariplo.

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