CODOGNO Sconfitta al Tar per il dipendente “no mask” del Comune

Respinto il ricorso del lavoratore lasciato a casa per 6 mesi per aver disobbedito

Il Tar di Milano dà ragione al Comune di Codogno: respinta la domanda cautelare presentata dal dipendente no-mask che dopo il reiterato rifiuto di indossare la mascherina in ufficio e i ripetuti richiami, i verbali dell’Ats e dei carabinieri, dall’1 maggio è stato sospeso dal lavoro e ha impugnato l’ordinanza del sindaco Francesco Passerini chiedendo fosse sospesa.

Il Tar ha rigettato la richiesta di sospensiva del lavoratore e le motivazioni mettono nero su bianco quanto il primo cittadino aveva affermato fin dall’inizio, ovvero di essersi uniformato alle disposizioni del Governo. Il giudice amministrativo, citando il passaggio dell’ordinanza sindacale dove dispone che “l’accesso e la condivisione di spazi comuni all’interno delle strutture comunali da parte di dipendenti, amministratori comunali e di utenti sia consentito esclusivamente indossando mascherina chirurgica o Ffp2 (o avente performance di filtrazione maggiore)”, non ravvisa i presupposti per la sospensiva invocata dal dipendente no-mask e spiega il perché: in quanto “meramente riproduttiva di obblighi già imposti (…) dall’articolo 1 del Dpcm del 14 gennaio 2021, in continuità con la normativa emergenziale sia antecedente che successiva”. Si potrebbe dire, nel rispetto della Corte, che la ragione è quella nota a qualunque cittadino da 16 mesi a questa parte ma che il dipendente comunale ha voluto sottoporre al giudizio del Tar portando avanti una personale crociata contro l’uso della mascherina “perché inutile e dannosa”. Parallelamente il lavoratore ha presentato ricorso al giudice del lavoro impugnando il provvedimento disciplinare che lo sospeso dal lavoro per 6 mesi dall’1 maggio al 31 ottobre, senza percepire stipendio. L’udienza di comparizione delle parti per quest’altro giudizio si terrà il prossimo 23 settembre, ma intanto il sindaco Francesco Passerini incassa il pronunciamento del Tar a suo favore: «C’è sicuramente soddisfazione per questo primo giudizio che va in linea con quanto abbiamo sempre sostenuto - osserva -. Le regole si rispettano e in questo caso è stata la situazione pandemica che ha portato a certe determinazioni, per tutti. Quanto meno è stato certificato in prima istanza il corretto operato di questa amministrazione».

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