Codogno, lunghe code al Cup. L’Asst: «Bisogna rispettare gli orari»

Disagi ieri mattina fuori dal punto prelievi, l’apertura è fino alle 10

Gente in fila ieri mattina fuori dal punto prelievi di Codogno, qualcuno denuncia disagi e assembramento, ma dall’Asst di Lodi arriva un chiarimento: «A tutela della salute di pazienti e operatori, gli ingressi sono contingentati e i prelievi ematici sono eseguiti solo su prenotazione, non ad accesso libero, per cui si raccomanda di presentarsi all’ora prestabilita, con pochissimo anticipo». Una nota che intende stigmatizzare la prassi di chi si presenta all’ingresso del Cup un’ora o un’ora e mezza prima dell’appuntamento, convinto forse di passare davanti agli altri, col risultato che essendo in molti a farlo si formano le code e adios al distanziamento.

Anziani, donne incinte, malati e bambini si trovano ad aspettare in piedi sulla salita che porta al Cup, spesso senza rispettare la distanza di sicurezza. E pensare che a metà maggio le stesse dipendenti del Cup, su richiesta della caposala, avevano tracciato con del nastro adesivo le linee dove sostare.

È un fatto che l’emergenza Coronavirus ha stravolto le regole di accesso e il lavoro stesso è rallentato dall’obbligo di osservare le norme igienico-sanitarie per la sicurezza dei pazienti e del personale. Un’attenzione che rischia di essere vanificata dall’incuranza degli stessi utenti.

Aperto dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 10, il centro prelievi esegue in media 80-90 esami del sangue al giorno. Tutti su appuntamento e nel rispetto del protocollo. Così prima di accedere al Cup un’operatrice misura la temperatura corporea del paziente e gli spruzza del disinfettante sulle mani, indicando poi la sedia numerata dove può sedersi ad aspettare. Il contingentamento è rigoroso e possono entrare otto persone al massimo. Chi arriva prima dell’orario prefissato resta fuori e aspetta, e il così fan tutti crea assembramento.

Il lavoro al centro prelievi non si esaurisce però alle 10, quando iniziano ad arrivare i pazienti inviati dall’Ats perché potenzialmente entrati in contatto con positivi al Covid-19 e i soggetti estratti a campione per l’indagine sierologica avviata il 25 maggio dal Governo che vede coinvolte 150mila italiani. Di cui 600 lodigiani, ripartiti tra gli ospedali di Lodi e Codogno. Un lavoro enorme, cui il personale sta facendo fronte senza posa da mesi.

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