Codogno, 5 condanne per Luca

Otto mesi e 10 giorni di carcere: è la richiesta di pena avanzata dal pm Mario Bonizzoni nei confronti di cinque responsabili di Reti ferroviarie italiane, uno dei quali già in pensione, imputati per omicidio colposo per la morte di Luca Bergamaschi, il 13enne di Codogno folgorato nell’area dello scalo merci della stazione ferroviaria il 18 ottobre del 2007, mentre con alcuni amici, tra i quali un cuginetto, giocava a nascondino tra i carri tramoggia della ditta Silcei di San Fiorano, in sosta da mesi su un binario morto. La famiglia, dopo aver ottenuto un risarcimento da Rfi, non si è costituita parte civile, ma l’avvocato Massimo Cattano di Milano aveva dovuto dare battaglia davanti al gip perché inizialmente la procura della Repubblica aveva chiesto di archiviare il caso perché non erano emerse possibili responsabilità.

Invece il pm, all’esito del processo celebrato per rito abbreviato, con la sola testimonianza di due degli imputati, ha ritenuto fondata l’accusa, «perché qualcuno aveva preso la decisione di lasciare i vagoni in sosta omettendo di staccare l’alimentazione alla linea elettrica, che era facilmente accessibile attraverso la scala a pioli di cui sono dotati i vagoni». «L’alimentazione elettrica su quei binari morti - ha poi aggiunto la pubblica accusa - era stata disattivata dopo questo increscioso episodio».

Il tredicenne, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era salito infatti proprio in cima a uno dei vagoni e probabilmente, nel tentativo di saltare da uno all’altro, aveva perso l’equilibrio e istintivamente proteso le braccia verso l’alto, arrivando a sfiorare la linea a 3mila volt, innescando una scarica che lo ha attraversato fino ai piedi e lo fa fatto ricadere a terra da oltre tre metri di altezza. I tentativi di rianimazione dei soccorritori erano stati inutili.

Il pm in aula ha inoltre puntato l’indice contro un’altra delle circostanze evidenziate dal supplemento d’indagini che era stato chiesto e ottenuto dai familiari di Luca: «Era mancata la manutenzione della recinzione che impedisce l’accesso ai binari, e che al momento dell’incidente era assente in alcuni punti».

Alla prossima udienza, prevista per fine maggio, prenderanno la parola gli avvocati difensori, che hanno chiesto al giudice Manuela Scudieri di poter parlare ciascuno per mezz’ora. Sul banco degli imputati sono l’allora capo area “trazione elettrica” di Lodi P.B., 65 anni, F.R.A., all’epoca capo area linee per il Sud Lombardia, milanese, 55 anni, A.M., 47 anni, di Montescano, allora capo reparto lavori di Codogno, L.G., 48 anni, di San Zenone al Lambro, che era capo zona “trazione elettrica e A.G., 57 anni, di Codogno, che era capo tronco lavori di Codogno.

«Il pm è stato molto attento - osserva l’avvocato Massimo Cattano di Milano, che assiste la famiglia Bergamaschi -, focalizzando tre possibili punti di responsabilità, compreso l’abbandono di quei carri al momento non utilizzati. Quello che a mio parere è intollerabile è che la recinzione, che esisteva ab origine, ancora oggi è danneggiata, a quanto ci risulta, rattoppata con teli di plastica da cantiere».

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