Cirio, assoluzione per Fiorani

Assolti ieri sera dalla prima sezione penale del tribunale di Roma , dopo 9 ore di camera di consiglio, Gianpiero Fiorani, Giovanni Benevento e Ambrogio Sfondrini, per i quali i pm avevano chiesto invece la condanna a sei anni di carcere per il crack del gruppo Cirio. Per l’ex ad, per il presidente e per il rappresentante della Banca Popolare di Lodi in seno a Cirio (Sfondrini è ancora in carica come consigliere nella nuova Bpl) della Popolare di Lodi l’accusa era di “concorso in bancarotta per distrazione”. Trentacinque in tutto gli imputati del procedimento, per fatti datati 2003, quando il fallimento del gruppo Cirio aveva fatto andare in default obbligazioni per 1.125 milioni di euro emesse tra il 2000 e il 2002. Un dissesto che aveva danneggiato 13mila persone che avevano sottoscritto bond e titoli di credito della Cirio.

Tra i capi d’imputazione per molti degli imputati c’era anche la truffa, ma già nella loro requisitoria del marzo scorso i pm romani non l’hanno più contestata perché già prescritta. I vertici della banca di Lodi erano accusati di avere, alla pari di molti altri banchieri, tenuto in vita con i loro prestiti un’azienda “decotta”, in un quadro contabile e di rapporti che secondo la pubblica accusa sarebbe stato confuso ad arte per confondere le responsabilità.

Invece i giudici una loro idea chiara se la sono fatta, condannando a nove anni Sergio Cragnotti, accusato di essere stato alla guida di un gruppo alimentare che aveva continuato a chiedere nuovi finanziamenti anche quando questi non bastavano più a pagare gli interessi dei prestiti precedenti, e a quattro anni Cesare Geronzi, allora presidente della Banca di Roma poi confluita in Unicredit. Per loro le richieste di pena erano state di 15 e 8 anni: Geronzi è stato assolto, per non aver commesso il fatto, dall’accusa di bancarotta preferenziale. Altre condanne per il genero e i figli di Cragnotti. In particolare, al suo genero Filippo Fucile sono stati inflitti 4 anni e sei mesi di reclusione. Quattro anni anche per Andrea Cragnotti, mentre sono stati condannati a 3 anni di reclusione gli altri due figli del patron di Cirio Elisabetta e Massimo.

«In momenti come questi nulla è scontato - premette l’avvocato Michele Apicella di Lodi, che con Cesare Cicorella di Busto Arsizio ha difeso Fiorani anche in questo processo - ma va anche ricordato che nella causa civile intentata da i curatori della Cirio non era emersa nessuna responsabilità della Popolare di Lodi». I cui vertici non erano accusati nemmeno di aver piazzato ai sui clienti i bond Cirio poi diventati carta straccia. «Siamo soddisfatti», conclude l’avvocato Apicella. Tra l’altro risulta che il denaro prestato dalla vecchia Bpl alla Cirio fosse stato interamente restituito dall’azienda alla banca e, aveva ricordato al proposito l’avvocato Cicorella. «la transazione Banco - Cirio è stata relativa solo a spese legali, e tra gli argomenti di difesa avevamo una perizia che attesta che quel prestito era stato effettuato in piena regolarità e sicurezza».

Assoluzione anche per la moglie di Cragnotti, Flora Pizzichemi, e per e gli ex funzionari della Banca di Roma Angelo Fanti e Remo Martinelli. Ma questo verdetto di primo grado impone anche duecento milioni di euro di risarcimento danni, una provvisionale record che dovranno versare il responsabile civile, la banca Unicredit, e tutti gli imputati condannati, a favore dell’amministrazione straordinaria Cirio, rappresentata dall’avvocato Nicola Madia. La banca e gli stessi condannati, in solido dovranno risarcire anche le spese legali sostenute dalle migliaia di parti civili costituite in questo processo.

Più che probabile il ricorso in appello, per una sentenza che arriva nove anni dopo i fatti, anche se la prescrizione per alcuni dei capi d’imputazione arriva fino a oltre dodici anni. E’ probabile, quindi, che più di una di queste condanne non rimarrà “virtuale”.

Nella ricostruzione dei commissari giudiziali, dopo una forsennata campagna di acquisizioni (Del Monte, Bombril e la società sportiva Lazio) costata oltre 640 milioni, già nel 1999 il debito Cirio era arrivato a superare il miliardo di euro, di cui l’85 per cento verso le banche: a questo punto il gruppo aveva emesso obbligazioni in Lussemburgo, non dotate di rating, destinate in teoria a investitori istituzionali ma poi date in pasto, da alcune banche, anche ai piccoli risparmiatori.

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