«Cibo scaduto e scarti ai suini Dop». Altri 8 allevatori lodigiani e sudmilanesi a giudizio

I nuovi imputati nell’inchiesta di “Prosciuttopoli” intendono risarcire i consorzi Parma e San Daniele

Altri otto allevatori di maiali del Lodigiano e del Sudmilano sono finiti sotto processo a Lodi per l’inchiesta “prosciuttopoli” avviata nel 2018 dalla procura di Torino: secondo gli inquirenti avrebbero dato da mangiare ai loro maiali non solo foraggio e mangimi specifici, ma anche scarti dell’industria alimentare, compresi latticini scaduti. Che i suini, notoriamente di bocca buona, avevano gradito, ma che non sono previsti come alimenti nei disciplinari per la produzione dei prosciutti Dop di San Daniele e di Parma. Contestazioni che lo scorso anno avevano già fatto finire alla sbarra altri tre allevatori lodigiani, di Villanova Sillaro e Pieve Fissiraga.

I tre, per inciso, ne stanno uscendo con la “messa alla prova”, che estingue il reato, e hanno risarcito il Consorzio del Parma. Alcuni di loro però sono poi finiti indagati perché i latticini scaduti, invece di darli ai maiali, li avrebbero poi utilizzati per alimentare impianti di biogas, buttando infine nei campi non solo la materia organica fermentata, ma anche plastica, metallo e carte delle confezioni. Quella però è un’altra storia, anche se l’inchiesta madre è la stessa.

Per i sette nuovi imputati le contestazioni, a vario titolo, sono di falsità in registri, frode in commercio, alterazione di denominazioni d’origine, commercializzazione dolosa di prodotti non genuini, vendita di prodotti tutelati contraffatti.

Per citazione diretta a giudizio sono comparsi in tribunale gli avvocati di F.E., 83 anni, originario di Vizzolo Predabissi, G.E., coetaneo, nativo di Comazzo, P.E., 48 anni, nativo di Codogno, D.A., 52 anni, codognese, D.S., 69 anni, nativo di Lodi, D.A., 54 anni, milanese, E.A., 55 anni, Codognese, S.M,. 75 anni, nativo di Buccinasco. Gli otto hanno rappresentato al giudice che sono in corso trattative per risarcire i due consorzi Dop del prosciutto di Parma e del San Daniele, e hanno chiesto e ottenuto un rinvio dell’udienza a maggio per poter documentare il saldo del risarcimento e puntare quindi a un patteggiamento con pena sospesa.

I due consorzi, se saranno soddisfatti dall’accordo, non si costituiranno parte civile. Il Lodigiano è tra i più importanti territori per l’allevamento di suini e il fatto che già una decina dei allevatori siano inciampati nell’inchiesta torinese fa presumere che il riutilizzo di scarti alimentari come mangime fosse una prassi. Finora nessun allevamento lodigiano risulta essersi visto contestare invece l’utilizzo della genetica danese Duroq, anch’essa vietata dai disciplinari delle due Dop.

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