Chiede pensione ma scopre che è morto

Ha tutte le carte in regola per andare in pensione l’anno prossimo, ma l’Inps gli ha risposto due volte che non può farlo perché risulta «cancellato per morte» anche se ogni mattina esce di casa, porta il cane a spasso e compra il pane. La tragicomica vicenda di burocrazia impazzita è capitata a Renato Genesi, anzi Renato Gabriele Mario Genesi, residente a Pedriano, frazione di San Giuliano, che ha iniziato la sua vita da pensionato apprendendo di essere morto.

Almeno secondo il “cervellone” dell’Inps che dispensa le autocertificazioni on line. « Dopo quarant’anni regolari di lavoro, iniziati nel 1970, nel 2012 avrei finalmente i requisiti per ritirarmi - comincia il pirandelliano racconto il 56enne sangiulianese - però da alcune settimane mi sono trovato di fronte a questo “piccolo” intoppo: che la mia pratica pensionistica risulta ufficialmente cancellata per decesso negli archivi centrali dell’istituto di previdenza nazionale. Non sono un superstizioso e quindi in questa assurda storia, più che fare gli scongiuri e appendere amuleti, mi vien da piangere per i disservizi della burocrazia italiana».

Un’omonimia? Probabile, ma finora l’equivoco non è stato dissipato. Un impazzimento improvviso (o ordinario, nda) della banca dati dell’Inps? Probabile anche questa spiegazione, ma ancora il 9 novembre scorso Genesi ha stampato dal suo computer di casa un foglio il quale recita che esiste effettivamente una domanda di pensione rispondente al suo nome, ma che quest’ultima risulta eliminata con «codice di eliminazione 1».

Ovvero il decesso del diretto interessato. Tuttavia il « deceduto» è vivo e vegeto nella sua abitazione di via per Pedriano, dove si è trasferito alcuni anni fa e da dove tutte le mattine esce per andare a lavorare - ancora un anno, l’ultimo - presso una società che effettua il servizio di igiene urbana a Peschiera Borromeo. Dunque, poiché Genesi non è Bruce Willis nel “Sesto Senso” di Shyamalan, e nemmeno gli somiglia, qualcosa deve essere andato storto e la pensione gli spetta eccome. Ma non si riesce a capire che cosa, mentre Genesi sta cercando di capirlo. Lo fa innanzitutto raccontando la sua storia, normale come quella di chiunque ha dalla sua tutte le carte per smettere di lavorare. «Quello che so lo ripeto a tutti da tempo - prosegue - ho iniziato a lavorare nel 1970 nell’area del Lago Maggiore, essendo nato vicino a Stresa.

Fino al 1995 ho svolto la professione di autista con le Ussl, poi Asl di quella zona, e quindici anni fa mi sono trasferito a Milano per continuare nello stesso settore. Da pochi anni abito a Pedriano e adesso sono impegnato nel quarantunesimo anno di lavoro, l’ultimo, l’“anno ponte” i cui contributi come è noto non si calcolano, con un’azienda privata del settore igiene urbana. Nel 2007 ho fatto una prima verifica sulla situazione pensionistica e mi risposero che le credenziali non erano in regola per la mancanza della “finestra” giusta.

Ma fin lì eravamo nella normalità del sudare sette camicie per smettere di timbrare il cartellino. Fra il 2010 e quest’anno mi rimetto al computer, perché ormai gran parte dei ricongiungimenti contributivi si fanno al computer; vado al patronato di Melegnano; vado alla sede Inps di Melegnano, la più vicina, e concludo tutto.

Il 6 novembre scorso la domanda viene inserita nell’archivio pratiche e pochi giorni dopo, per due volte, ho la stessa sorpresa. Secondo il motore di ricerca online non ci sono più; sono stato cancellato per decesso». La prossima volta Genesi ha intenzione di andare all’Inps di via Martiri della Libertà assieme ai carabinieri, «così se è necessario sporgo denuncia».

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