Chi è orfano nella casa dei diritti...

Egregio direttore, scrivo questa amara lettera con riferimento al gravissimo e barbaro assassinio dei miei connazionali senegalesi, Modou Samb e Mor Diop, e al ferimento di Moustapha Dieng, Mor Sorgou, Cheike Mbeng avvenuto in Piazza Dalmazia a Firenze martedì 13 dicembre, per mano dell’estremista di destra Gianluca Casseri.Innanzitutto voglio precisare che scrivo questa lettera sia come cittadino senegalese che italiano.L’episodio è stato gravissimo e come comunità senegalese, nonostante l’iniziale e comprensibile costernazione e disorientamento, ci stiamo rivolgendo alle opportune sedi istituzionali italiane e senegalesi per tenere alta l’attenzione.Il Capo di Gabinetto del Console senegalese a Milano si è attivato sin da subito e sta coordinando le iniziative dei senegalesi in Lombardia.Con l’associazione che raggruppa la comunità senegalese di Zingonia (Bergamo), a cui io e la mia famiglia siamo storicamente iscritti e legati da 20 anni, organizzeremo nel prossimo weekend un incontro per approfondire il tema ed esprimere concretamente la solidarietà ai cari amici connazionali della comunità senegalese di Firenze.Dopo Natale, inoltre, intendo recarmi personalmente a Firenze per parlare e confrontarmi con i miei connazionali che stanno attraversando questo delicato momento.Ho rilevato con grande soddisfazione che il Governo italiano (il Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il Ministro della cooperazione e integrazione Andrea Riccardi), oltre al Presidente della Camera Gianfranco Fini, al leader del Pd Pierluigi Bersani, all’ex Ministro Paolo Ferrero, al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e al Sindaco di Firenze Matteo Renzi, hanno immediatamente espresso parole ferme verso il barbaro gesto di questo criminale e di piena solidarietà alla comunità senegalese. Colgo l’opportunità per ringraziarli pubblicamente. Lo stesso ha fatto il Governo senegalese. Nei prossimi giorni, infatti, arriverà in Italia il nostro Ministro degli Esteri senegalese, professor Madickè Niang, per un serio confronto con il Governo italiano (nella persona del Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata) sull’accaduto.Quello che mi ha veramente colpito in questa settimana, è l’assordante silenzio da parte di quelle forze politiche che hanno contributo a creare nel Paese un clima di paura e xenofobia nei confronti degli immigrati clandestini, considerati criminali e il problema principale per la sicurezza in Italia. Proprio queste forze politiche nelle passate settimane avevano minacciato le barricate in Parlamento e nelle piazze, quando il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva definito un’assurdità, un’autentica follia, il non riconoscere la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia.Mi corre l’obbligo di precisare che una persona anche se clandestina è pur sempre una persona con una propria dignità. Questo principio è stato affermato anche dalla Corte Costituzionale quando nel 2010 “fulminò” immediatamente, perché incostituzionale, la ridicola aggravante di clandestinità introdotta dal Governo di destra italiano nel primo pacchetto sicurezza del luglio 2008 per i reati commessi dagli immigrati irregolari.La terribile vicenda di Firenze ha rafforzato una mia convinzione, ossia che noi immigrati-italiani di seconda generazione che esercitiamo professioni di primo piano, dobbiamo impegnarci con vigore nelle battaglie di civiltà per gli altri immigrati. Mi riferisco, in particolare, alla cittadinanza per gli immigrati che nascono nel territorio italiano e frequentano pure le scuole italiane, oltre a una revisione globale della legge sulla cittadinanza italiana che risale al 1992. Sul punto, richiamo integralmente la proposta di legge firmata dai deputati Granata e Sarubbi, giacente in Parlamento da oltre 3 anni.Inoltre, avendo la possibilità di andare spesso nelle scuole lodigiane a parlare di immigrazione e politiche per l’integrazione, ritengo oggi, alla luce di quanto successo, doppiamente importante questo servizio, poiché è l’unico strumento per emarginare e sconfiggere l’ignoranza del razzismo. Oramai dobbiamo rilevare come il multiculturalismo sia un fenomeno irreversibile, che necessita di ragionevoli regole per il governo e la gestione, non di barricate sterili e populiste che in questi ultimi anni si sono rivelate un autentico fallimento.Concludo questo mio intervento richiamando le parole del Cardinale Carlo Maria Martini, che in una bellissima omelia ambrosiana del 1988 affermò: “chi è orfano nella casa dei diritti, difficilmente sarà figlio nella casa dei doveri”.

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