«C’erano 10mila euro su quell’Audi»

Voci e smentite, veicoli simili erano stati segnalati dopo furti

Nelle prime ore si parlava anche del ritrovamento una busta contenente circa 10mila euro tra i rottami dell’Audi A6 2800 benzina che, guidata dal 34enne Massimiliano Spurio, si è schiantata frontalmente con un autoarticolato pochi minuti prima delle 21 di mercoledì a Tavazzano. Una voce insistente, quella del ritrovamento dell’ingente somma, mentre erano in pieno svolgimento le operazioni di soccorso, ma nell’inchiesta per l’incidente, tecnicamente omicidio colposo plurimo, non ce n’è per ora traccia e gli inquirenti smentiscono fermamente.

Ma questo non è l’unico “giallo” di una tragedia della strada di cui i carabinieri di Tavazzano e della compagnia di Lodi vogliono trovare il motivo perché da qui si potrebbe fare luce su molto altro. L’inchiesta sull’incidente, si prevede in procura, alla luce della dinamica che sembra porre tutte le responsabilità in capo a chi guidava la station wagon, verrà archiviata “per morte del reo”, e il conducente dell’autoarticolato, il lituano Vladimir Curkou, 56 anni, rimasto contuso assieme al connazionale 35enne che lo accompagnava, è iscritto sul registro degli indagati “d’ufficio”, a meno che non emergano violazioni da parte sua delle norme sugli orari di guida o per l’assunzione di alcolici. Solo un’ipotesi astratta.

Ma oltre all'ipotesi del denaro e ai precedenti penali dei quattro deceduti (per spaccio e contro il patrimonio, «nulla di grave» assicurano gli investigatori), sia del conducente sia dei passeggeri Giuseppe Garofalo, 28 anni, Massimo Gazzetti, 56, e Gianni Preite, 31, (questi ultimi tecnicamente parti offese dell’omicidio colposo) ci sono altri particolari che potrebbero portare gli inquirenti ad andare oltre la prima spiegazione ufficiale, cioè che siano fuggiti all’alt al posto di controllo del Consorzio di polizia locale in via Majorana, polo logistico esterno di Tavazzano, perché l’auto aveva l’assicurazione scaduta il 4 giugno scorso. La vettura, acquistata il 16 giugno da una ditta che commercia ricambi d’auto a Termini Imerese (Campobasso), potrebbe essere infatti intestata a una persona che risulta proprietaria di una trentina di vetture. Tecnicamente, un “prestanome”, comunque non chi guidava l’auto. E questo, assieme alla fuga a velocità folle, aveva fatto ipotizzare inizialmente che si trattasse di una vettura rubata. Ma Audi familiari blu erano state segnalate anche in occasione di diversi furti in appartamento, anche recentemente nel Basso Lodigiano: che sia una coincidenza, o che sia invece la stessa vettura, è un altro elemento che i carabinieri stanno cercando di chiarire. Ufficialmente però non c’erano tra i rottami né droga né arnesi da scasso.

L’auto, sfuggita all’alt, ha accelerato all’impazzata, sorpassando la Fiat Punto blu di una lodigiana (cui i carabinieri hanno sconsigliato di rilasciare per ora interviste) e finendo per schiantarsi contro il tir senza lasciare segni di frenata nè di “scarrocciamento”, cioè di sbandata. Tutto questo solo per evitare il sequestro di un’auto del 1998, valore 2mila euro e una denuncia a piede libero? «Una vicenda triste», taglia corto il pm Carlo Nocerino, facente funzioni di procuratore capo in questi giorni a Lodi. Si stende un velo sui vecchi guai con la giustizia dei quattro, sui processi che ancora avrebbero impegnato qualcuno di loro come imputato o come testimone. Niente che valga una vita umana. Residenti tra Milano e l’hinterland, bisognerà chiarire anche cosa stessero venendo a fare un mercoledì sera nel Lodigiano, o se qualcosa avessero già fatto.

Anche il posti di controllo, assicura il comandante della polizia locale del Nord Lodigiano Antonio Spelta, era una presenza di routine: «Li facciamo quasi tutte le sere, per controllare il rispetto delle norme sulla circolazione». Ma poi aggiunge: «Se non ci fosse stato quel tir, l’auto avrebbe potuto piombare su un bar o un ristorante. Non voglio pensarci». Già oggi verrà effettuata l’ispezione cadaverica, verrà disposta anche una perizia sull’auto. Entrambi i mezzi sono sotto sequestro nel deposito della ditta Baggi a Pieve Fissiraga.

A bordo dell’Audi che l’altra sera a Tavazzano si è schiantata a folle velocità contro un tir c’erano 4 pregiudicati, tre milanesi e un pugliese: i motivi che li hanno spinti verso la morte sfuggendo a un posto di blocco della polizia locale restano ancora avvolti nel mistero. All’interno della vettura, che non risulta rubata e che viaggiava con l’assicurazione scaduta, secondo alcune indiscrezioni non confermate però dagli inquirenti sarebbero stati trovati diecimila euro in contanti

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