C’è davvero una scommessa da vincere

Valutazione. È un elemento-chiave in qualsiasi processo educativo e a scuola assume tante sfumature differenti. Il nodo cruciale, naturalmente, è quello di tenere sotto controllo le dinamiche di insegnamento-apprendimento, verificando – ecco un altro termine ineludibile – il loro svolgimento coerente con obiettivi dichiarati e finalità attese. Verificare, controllare e infine valutare – cioè esprime un giudizio su quanto successo in base ai dati raccolti e a ciò che si voleva raggiungere – fa parte propriamente del “meccanismo” scolastico. E non solo. A fine anno scolastico il meccanismo della verifica/ valutazione viene associato immediatamente alla questione voti/esami/promozioni/bocciature. E probabilmente non se ne può fare a meno. Perché valutare vuol dire anche ammettere successi o fallimenti, vuol dire riconoscere di aver raggiunto o meno – e in che modo – i traguardi stabiliti. Bisognerebbe tuttavia depurare in qualche modo il concetto/processo di verifica/valutazione da una certa alea di negatività che ne fa talvolta uno spauracchio. E cogliere piuttosto la dimensione del processo, della dinamica positiva del cammino verso i traguardi da raggiungere. In questa prospettiva l’errore, l’insuccesso, la valutazione negativa restano tappe significative, occasioni di revisione e di recupero. Alla fine, “un passo avanti”. In buona sostanza, non bisogna “avere paura” della verifica/valutazione.Se questi sono ragionamenti di carattere generale, ci sono poi le dinamiche concrete, i “fatti” della verifica/valutazione che riguardano, in particolare, l’intero mondo scolastico e i suoi protagonisti. Da tempo, ad esempio, si parla di valutazione dei docenti e, tra l’altro, il cosiddetto concorsone altro non è che una grande occasione di verifica/valutazione proprio per loro, in vista, in questo caso, dell’ingresso pieno della scuola (si potrebbe discutere all’infinito sulla validità dello strumento, ma non interessa qui). Così come si parla spesso di valutazione dei docenti in ordine al cosiddetto “merito”. Non si tratta di questioni scontate: cosa valutare in concreto? E come? E chi valuta? E via con le discussioni…Nei giorni scorsi il ministero dell’Istruzione ha predisposto una direttiva sulla valutazione dei dirigenti scolastici. “È necessario – ha detto il ministro Giannini – attivare un sistema oggettivo e trasparente di valutazione del loro operato che preveda incentivi crescenti per chi raggiunge gli obiettivi di miglioramento della propria scuola”. Valutazione che dovrebbe riguardare le competenze gestionali e amministrative, la capacità di valorizzare il personale scolastico, l’apprezzamento dell’operato dei dirigenti da parte della comunità scolastica. “La valutazione dei dirigenti – ha spiegato sempre il ministro – ha come obiettivo principale la loro crescita professionale e, di conseguenza, il miglioramento della comunità scolastica in cui operano”.Nelle intenzioni è un passo avanti verso la Buona scuola e dovrebbe valorizzare, tra l’altro, l’autonomia scolastica, dando attenzione speciale alle diverse e singole realtà degli istituti. Bisognerà vedere l’applicazione – come sempre – ma la direzione sembra corretta. Anche nella prospettiva di un sistema scolastico che, pur conservando specificità e ritmi diversi inevitabili, legati alle diverse realtà italiane, cerca di mantenere standard comuni. È una scommessa da vincere.

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