Casale, dal violinista Serafino Tedesi un appello al premier Conte e a Fedez

«Se resta aperto anche qualcosa di non indispensabile, allora c’è spazio anche per lo spettacolo e i suoi lavoratori»

Conte chiama Fedez, e il casalino Tedesi li chiama entrambi. Il violinista Serafino Tedesi - noto, fra le altre cose, per aver suonato a un check point, durante l’ultimo giorno di zona rossa - la scorsa domenica ha pubblicato suoi social un videomessaggio rivolto al Presidente del consiglio e al celebre cantante. «Conte ha chiesto a Fedez di sensibilizzare i ragazzi al rispetto delle regole. Perciò deduco che reputi importante il suo mondo, quello della musica e dello spettacolo - spiega -. Allora perché lo ha chiuso, in un momento in cui i dati Agis confermano che non è lì il pericolo? Gliel’ho chiesto pubblicamente e ho chiesto a Fedez di richiamarlo facendosi portavoce del mondo a cui appartiene».

Il video ha avuto molte condivisioni e in tanti hanno scritto a Tedesi, mostrandosi in accordo con lui e ringraziandolo.

«Il mio tono era ironico - continua il violinista -. Stimo Fedez perché è stato il primo a mobilitarsi per i lavoratori dello spettacolo, proponendo un fondo da destinare loro fatto con i soldi incassati dai concerti annullati. Lui ha un ruolo positivo in tutto questo, perciò mi sono rivolto a lui».

A poche ore dalla pubblicazione del video, nelle storie di Instagram del cantante è apparso un suo messaggio in cui diceva di essere in procinto di mettersi a lavorare a un progetto che possa aiutare chi lavora nel mondo della musica. «Non so se in qualche modo gli sia arrivato il mio video, magari grazie alle persone che lo hanno taggato - commenta il violinista -, ma sembrava collegato a quanto avevo detto e in ogni caso è stato un bel messaggio, che conferma la sua posizione». C’è quindi la possibilità che l’intervento del musicista casalino abbia avuto degli effetti positivi.

La rabbia di Tedesi si aggiunge al coro di proteste, levatosi dai lavoratori dello spettacolo dopo l’ultimo Dpcm, che ne sospende le attività. «La sensazione è che siccome gli artisti portano nel loro lavoro una componente di passione, esso non venga considerato tale. Si parla di atleti professionisti che possono continuare la propria attività, ma non di musicisti o attori professionisti, come se non esistessero. E il mondo dello spettacolo, inoltre, è fatto anche dai tecnici, che stanno pagando la situazione a caro prezzo».

Il violinista ha le idee chiare anche sulle proteste: «Bisogna isolare la violenza, ma far sentire la nostra voce. Bisognerebbe anche smetterla di ragionare per categorie e preoccuparsi anche quando in difficoltà non è la propria, anche perché è tutto collegato. Inoltre, va sé che sia più importante comprare da mangiare che andare a un concerto, ma se si decide di tenere aperto altro oltre ai servizi essenziali, tutto deve avere la stessa importanza».

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