Cancellati a colpi di scolorina

Caro direttore, tutto mi sarei aspettato da questo Governo di cosiddetti “professori”, che sta affossando il Paese colpendo famiglie e imprese, ma non che addirittura potesse decidere il destino di Lodi e del Lodigiano a colpi di scolorina! Proprio così. Nella storia di questo territorio e tra le testimonianze dell’ultimo periodo di vita della nostra Provincia saremo costretti ad annoverare anche la patetica immagine della conferenza stampa a Palazzo Chigi in cui due Ministri tutt’altro che secondari – Patroni Griffi alla Funzione pubblica e Cancellieri all’Interno – mostrano compiaciuti e sorridenti la nuova cartina delle Province italiane dove ben visibili sono la pennellata di scolorina e il tratto di pennarello arancione con cui all’ultimo momento sono stati corretti i confini del Lodigiano. Uno spettacolo grottesco, ad attestare al di là di qualsiasi dubbio come davvero chi ci governa abbia pianificato il futuro dei cittadini italiani comportandosi come un giocatore di Risiko baro che cambia le carte in corsa; o come chi si arrende alla voce grossa di questo o quell’altro partecipante al gioco.

Perché una cosa è certa: rispetto alle ipotesi sul tavolo – e disegnate sulla cartina appena la sera prima – qualcosa nella notte o di prima mattina è cambiato ed è arrivato quel colpo di scolorina che ha cancellato il confine tra Lodi e Cremona, seguito poi dal tratto di pennarello che ha invece restituito l’autonomia a Pavia. Evidentemente la prima ipotesi presa in esame era quella di unire Lodi al Pavese. Anche quella sarebbe stata una scelta immorale, che non teneva conto del lavoro fatto dagli Enti locali e dalle forze politiche e sociali dei diversi territori nelle ultime settimane. Ma l’averla cambiata in fretta e furia e senza nemmeno un po’ di dignità, lascia se possibile ancor più di stucco, dimostrando l’inconsistenza dell’Esecutivo in carica.

D’altro canto, l’accorpamento di Lodi a Cremona e Mantova non è una decisione meno arrogante. L’arroganza di un potere centralista che passa su qualsiasi istanza di decentramento e di democrazia e che butta nel cestino un lungo percorso in cui ci si era interrogati nel Lodigiano e ci si era aperti al confronto con i nostri vicini per stabilire che - sulla scorta di innumerevoli motivazioni di carattere storico, geografico, economico e logistico - un accorpamento con la sola Cremona e l’autonomia della Provincia di Mantova sarebbero state decisioni più sagge e opportune, nell’interesse dei cittadini.

Ma non è solo la scolorina a lasciare sconcertati. E’ vero, la nuova mappa è un insulto al buon senso, ai criteri di risparmio e razionalizzazione tanto invocati dai “tecnici” e soprattutto un’offesa alla dignità di questo territorio e dei suoi abitanti. Ma non meno sconcertanti sono altre due scelte che si accompagnano al nuovo decreto ed entrambe relative alla tempistica.

Proprio come per la correzione della cartina, anche su quest’altro fronte la fretta rischia di essere cattiva consigliera. Nella sua ansia rinnovatrice e nella sbandierata lotta agli sprechi della politica – che chissà poi perché è partita, e si è pure fermata, al livello meno costoso dell’ordinamento dello Stato, appunto le Province – il Governo ha fissato due scadenze assurde. La prima è quella dello scioglimento delle Giunte provinciali al 31 dicembre di quest’anno: una scelta che interrompe di colpo il lavoro di tutti gli Assessori e un percorso di governo del territorio che era stato programmato su cinque anni. Un gesto irresponsabile.

La seconda data è quella del novembre del 2013, quando si dovranno tenere le elezioni del nuovo Presidente della Provincia, non più democratiche e partecipate dai cittadini-elettori, ma affidate ai rappresentanti di tutti i Comuni lodigiani, cremonesi e mantovani. Quegli stessi Comuni che per la maggior parte andranno a elezioni di lì a qualche mese, nella primavera del 2014. E allora che legittimazione potrà avere un nuovo governo della Provincia scelto da chi ha già la valigia in mano e da maggioranze politiche che potrebbero cambiare nel giro di poco tempo?

Sullo sfondo di tutti questi pasticci, più o meno voluti, si staglia però la questione che più sta a cuore ai cittadini: la qualità dei servizi. Potranno essere migliori di quelli che oggi venivano forniti da un Ente che pur tra mille carenze di bilancio era estremamente vicino alle istanze dei Comuni e dei loro residenti? Si potranno gestire meglio le strade, le infrastrutture, l’edilizia scolastica e l’ambiente di territori così distanti? Si riusciranno davvero a fare delle economie? E chi beneficerà dei sacrifici di chi ha gestito in maniera virtuosa le risorse pubbliche in questi anni facendo della Provincia di Lodi un ente preso a modello dallo stesso Ministero dell’Interno? E i cittadini cosa potranno pensare quando dovranno andare a Cremona o addirittura a Mantova per avere ciò su cui oggi potevano contare a pochi chilometri da casa?

Siamo di fronte a una pagina triste della politica italiana. All’ennesima riforma che non riduce i costi, che taglia la democrazia e che aumenta solo i disservizi; alla proverbiale cura che rischia di rivelarsi peggiore del male. Una riforma che solo la maggioranza che sostiene il Governo potrà ora cambiare durante l’iter parlamentare. Spero che i segretari locali dei partiti che sostengono Monti, e cioè il Pd, il Pdl e l’Udc, facciano la loro parte per costringere i loro rappresentanti romani a riscrivere la norma. Li aspetto al varco. Quando un anno fa un Governo diverso prese un’altra decisione sulla Provincia io non esitai a metterci la faccia Sono proprio curioso di vedere se adesso anche loro avranno il coraggio di difendere fino in fondo i servizi dei cittadini lodigiani gravemente tagliati da questo provvedimento e che a voce hanno sempre detto di voler tutelare. Servizi cancellati con un colpo di spugna… o forse è meglio dire, di scolorina.

Pietro Foroni

presidente della Provincia di Lodi

P.S.: Caro direttore, proprio oggi sono stati diffusi gli ultimi drammatici dati sulla disoccupazione in Italia, con la percentuale dei senza lavoro salita al 10,8%, nuovo tragico record, e con i giovani che hanno raggiunto quota 35,1. Credo che alla luce di questi numeri forse il Governo avrebbe altre emergenze di cui occuparsi.

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