Camminare ai bordi del presepio

Qualcuno li attraversa e si mette con il pensiero al fianco dei pastori fino a spingersi alla soglia di una grotta.Altri ogni giorno compiono con la vita questo attraversamento perché, per loro, il presepio è il paesaggio umano da abitare con fiducia e responsabilità. Non è una scenografia da montare a fine dicembre e smontare all’inizio di gennaio. Perché se fosse così si tradirebbe un messaggio di speranza che non si può impacchettare con le statuine il giorno dopo l’Epifania.Dicono soprattutto, queste persone, che non si può chiudere se stessi in una scatola costruita con un materiale più resistente del cartone. Un contenitore fatto con la scorza impenetrabile dell’indifferenza oppure con quella della tradizione svuotata del suo valor spirituale e culturale.Camminare ai bordi del presepio è camminare ai bordi del mistero di Dio. È camminare nel tempo ai bordi dell’eternità. È aggiungere nel presepio la statuina del bimbo che Agostino vide intento a versare l’acqua del mare in una piccola buca scavata nella sabbia.Aveva e ha ragione quel piccolo. Vivere significa mettere un pizzico di eternità nelle scelte più semplici. È un esercizio ad alta quota di cui si avverte la mancanza in una società presuntuosa e convinta di essere in grado di superare sempre ogni difficoltà e ogni crisi solo con le proprie forze.Camminare ai bordi del presepio è anche camminare ai bordi del mistero dell’uomo.Varcarli significa condividere la fatica, la povertà, la non considerazione sociale dei pastori ma ancor più il loro stupore nel trovarsi protagonisti dell’Incontro notturno tra Infinito e finito.Quei pastori oggi hanno i volti dei disoccupati, degli immigrati, dei rom, delle persone disabili, di quanti vengono privati di futuroAnche “l’infinitamente piccolo” è tra loro in questo tempo d’incertezza e di trepidazione. Come in quella notte, come sempre.Camminando ai bordi del presepio con il passo del mendicante della verità ci si può accorgere che i confini lentamente svaniscono e ci si trova dentro, completamente dentro, quel paesaggio umano che ogni giorno viene incontro e a cui ogni giorno si va incontro. Ci si accorge che il presepio vivente non è solo quello delle sacre rappresentazioni ma è il mondo, con le sue angosce e le sue attese, con le sue domande di felicità.Il mondo cammina ai bordi dell’eternità. L’eternità cammina ai bordi del mondo. Eternità e mondo si cercano in continuazione. Tra loro c’è un dialogo permanente che alle voci preferisce il silenzio perché, come accade nel presepio, questa è la forma più alta e più profonda di comunicazione.E così torna alla mente il silenzio nel quale il piccolo, incontrato da Agostino sulla riva del mare, versava l’eternità nel tempo. Forse non bisogna mettere una statuina in più nel presepio perché quello visto da Agostino sulla riva del mare assomiglia moltissimo al bambino della grotta. Anche lui cammina ai bordi della vita di ogni uomo. Pronto ad attraversarli, piccolo com’è, al primo cenno, per condividere quella vocazione eterna di ogni uomo. Vocazione che forse qualcuno può rimuovere ma certamente nessuno può cancellare. Neppure nel tempo dell’incertezza.

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