“Bruciatore”: un camino alto 40 metri

Ecco i primi dettagli del progetto

Sarà un camino da 40 metri a convogliare nell’atmosfera le emissioni di gas e componenti organici volatili residuali della lavorazione dei rifiuti liquidi «provenienti da sole aziende site in Lombardia e prevalentemente facenti parte del gruppo farmaceutico».

Un’immagine del progetto

Lo si evince dallo studio di impatto ambientale depositato dalla società israeliana Elcon in Regione Lombardia, Provincia di Lodi e Comune di Casalpusterlengo. Dal camino di 40 metri d’altezza usciranno diversi tipi di emissioni in conseguenza del trattamento di ossidazione termica, ovvero la termodistruzione delle componenti inquinanti delle parti gassose dei rifiuti. Le parti solide o liquide, sotto forma di fanghi essiccati dal trattamento fisico-chimico, saranno convogliate alla termodistruzione in altri inceneritori o termovalorizzatori. Il camino di 40 metri è quello che consente la miglior resa con minori emissioni rispetto a camini di 35 e 30 metri per i quali sono state condotte le proiezioni.

Lo studio dell’azienda prevede i valori di concentrazione e caratterizzazione delle emissioni in quattro scenari diversi: quello molto cautelativo e in pratica corrispondente al limite, uno cautelativo e probabile, uno più probabile derivato da misurazioni compiute nell’analogo impianto di Haifa in Israele e infine uno registrato ad Haifa ma di carattere più ottimistico. Quattro scenari con l’indicazione precisa delle emissioni: ossidi di azoti, polveri sottili, monossido di carbonio, biossido di zolfo, benzene. Ciascun componente non va mai oltre le soglie di pericolo per la salute umana in nessuno degli scenari tratteggiati, tranne in un singolo caso per gli ossidi di azoti nel calcole limite.

La lavorazione prevede diverse fasi. I rifiuti liquidi in entrata arrivano principalmente dall’industria chimica, ma le categorie di rifiuto, secondo i parametri europei, per cui è richiesta l’autorizzazione all’impianto sono molto diverse l’una dall’altra.

Un’immagine del progetto

Inserito a livello di valutazione d’impatto ambientale nella sezione “trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti”, sottosezione “rifiuti non pericolosi”, lo studio elenca tutti i rifiuti ammessi all’impianto, qualora fosse autorizzato. Si va dai “rifiuti dell’industria lattiero-casearia” ai “rifiuti contenenti sostanze pericolose, prodotti da trattamenti chimici e fisici di minerali non metalliferi”, dai “rifiuti della raffinazione del petrolio, fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti sostanze pericolose” ai “rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di inchiostri per stampa”.

Centinaia di voci per cui l’impianto sarà autorizzato, anche se «sono già in essere accordi commerciali che prevedono, in caso di realizzazione e messa in esercizio dell’impianto in esame, di raccogliere i rifiuti provenienti da sole aziende site in Lombardia e prevalentemente facenti parte del gruppo farmaceutico».

Del trattamento si è già detto: i liquidi saranno trasportati con autobotti, lavorati in processo chimico-fisico in modo da ottenere una parte solida o liquida da smaltire poi come fanghi essiccati e una parte gassosa, da mandare al bruciatore di post-combustione per l’abbattimento finale delle sostanze inquinanti con relativa espulsione nel camino di 40 metri di vapore acqueo, anidride carbonica ed emissioni gassose.

Nel processo saranno utilizzati reagenti per cui sono necessari stoccaggi di soda caustica al 48 per cento, acido fosforico all’85 per cento, acido solforico al 98 per cento, ipoclorito al 12 per cento, urea al 25 per cento o per ammoniaca. Altri serbatoi di stoccaggio sono previsti per le materie prime da smaltire, alcuni destinati specificamente a certi prodotti pericolosi o infiammabili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA