Borgo, intesa per la crisi Mana Coils

Trovato l’accordo, ma i contenuti sono pesanti

Il posto di lavoro per molti non c’è più, ma almeno, ora, ci sono le tutele. Un anno di cassa integrazione straordinaria e incentivi per arrivare alla mobilità. È quanto prevede l’accordo firmato ieri mattina nella sede di Assolodi tra le parti sociali e la proprietà della Mana Coils di Borgo San Giovanni. Dopo l’amaro blitz pre-natalizio, con gli operai in ferie forzate e “costretti” a presidiare la fabbrica per evitare che fosse smantellata in assenza di comunicazioni, e le tensioni sfociate nei giorni successivi ai cancelli, per i 34 lavoratori di Borgo San Giovanni arrivano le certezze.

Nella sede ufficiale dell’associazione degli industriali, infatti, ieri mattina l’azienda ha comunicato la crisi per il calo di commesse e il conseguente e necessario esubero di 25 lavoratori su 34. Dipendenti per cui, dopo le proteste e le dure prese di posizione, si aprirà il prossimo 21 gennaio il periodo di cassa integrazione straordinaria di un anno previsto dall’accordo quadro, già stabilito nelle sue linee generali lo scorso 3 gennaio, in un ulteriore incontro tra proprietà e parti sociali.

Al termine della cassa integrazione, partirà la mobilità, ma per tutti i dipendenti coinvolti sono stati messi in cantieri incentivi che variano a seconda dell’anzianità aziendale e arrivano ad un massimo di 4.600 euro. Ufficialmente, dunque, è stato il calo di lavoro a mettere in ginocchio la produzione che si ferma, ma non abbandona del tutto la sede di Borgo San Giovanni.

Rispetto alla Stampi Group di Massalengo, di proprietà dello stesso imprenditore che detiene il 50 per cento della Mana, il destino dell’azienda di Borgo San Giovanni è diverso. Per la Stampi il cammino è stato quello della dislocazione a Monghidoro nel Bolognese, la Mana invece resta ufficialmente a Borgo San Giovanni, con il personale però ridotto al lumicino.

A guidare la trattativa in Assolodi, dove in mattinata sono arrivati anche quasi tutti i dipendenti di Borgo San Giovanni, c’erano Giovanni Ranzini per la Fiom Cgil e Laura Zangara per la Fim Cisl. Saldati gli arretrati, condizione necessaria per avviare le pratiche della cassa integrazione straordinaria, gli operai in esubero, dopo la paura di finire senza posto di lavoro e senza alcuna tutela, sono più tranquilli.

Hanno continuato a controllare che non ci fossero altri spostamenti di macchinari in azienda in attesa dell’accordo e hanno seguito da vicino tutte le trattative. Resta, certo, l’amarezza di veder svanire sotto la scure della crisi il proprio posto di lavoro.

«Anche se ora, grazie alla nostra tenacia e all’aiuto dei sindacati, abbiamo delle certezze e delle tutela che ci regalano del tempo per rimboccarci le maniche e cercare lavoro altrove - racconta Antonella, una di loro - : certo, in un periodo così, trovare un’alternativa non sarà affatto semplice».

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