“Bocce ferme” sull’ampliamento Icr

Salta l’incontro con Guerini, la Cgil punzecchia la Cisl

Bocce ferme, per il momento. Ma l’attenzione sull’ampliamento dell’Icr, il colosso dei profumi di Lodi, resta alta, anzi, altissima. È per questo motivo che ieri Cgil e Uil hanno incontrato i dipendenti dell’azienda, un’occasione per ribadire che «non c’è ancora una piattaforma sindacale da discutere». Questo non significa che le organizzazioni non siano al lavoro, il segretario provinciale della Cgil Domenico Campagnoli e il segretario provinciale della Filcem Cgil Francesco Cisarri assicurano che si sta cercando di puntare a «una soluzione nuova».

Dalle informazioni ricevute nel corso dei due incontri, Icr desidera razionalizzare la produzione dei cosmetici, senza più distinzione tra reparto essenze e comparto confezionamento-logistica: «Ci sarebbe solo una sola linea diretta di produzione - spiega Cisarri -, ma bisogna definire come occupare le maestranze, oggi suddivise tra cooperative e dipendenti Icr. L’azienda ha presentato alcuni punti, tra cui la gestione del mercato del lavoro, non siamo entrati nel merito perché abbiamo sottolineato che non è possibile affrontare una trattativa che prevede deroghe a leggi o contratti nazionali. A questo proposito abbiamo già contattato le nostre segreterie regionali e nazionali».

Anche se l’idea messa sul tappeto dal colosso dei profumi non è ancora in discussione, i numeri presentati sono i seguenti: 290 dipendenti resterebbero “in quota” Icr, i restanti 380, legati al mondo delle coop, sarebbero suddivisi in due gruppi, 130 verrebbero assunti a tempo indeterminato da una società interinale per essere utilizzati in “staff leasing” (somministrazione) e 250 verrebbero assunti a tempo determinato da un’agenzia interinale per essere sempre utilizzati in somministrazione.

Ieri Cgil, Cisl e Uil avrebbero dovuto sedersi a un tavolo con il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, per approfondire la questione. L’appuntamento, però, è saltato, a causa di alcune “frizioni” tra sigle sindacali ed è stato rinviato a venerdì. A scatenare un certo malcontento è stata l’assemblea indetta venerdì scorso dalla Cisl nel parcheggio dell’azienda, insieme ai soli lavoratori delle cooperative. «È stata un’iniziativa sbagliata, non perché la Cisl non abbia il diritto di organizzare l’incontro ma perché per ora non c’è ancora un progetto “pulito” da discutere - commenta Cisarri -. Inoltre, al tavolo abbiamo stabilito che il progetto riguarda tutti i 700 lavoratori legati all’Icr, non ci può essere una logica corporativistica all’interno di una trattativa. Questo percorso non deve portare a divisioni ma deve semmai unire».

Campagnoli precisa qual è il ruolo dei segretari confederali nella partita, tutti si sono impegnati a gestire i rapporti istituzionali e il confronto tra sindacati e azienda, senza abbandonare il tavolo e senza dare vita ad accordi separati, con la promessa di dare informazioni unitarie. «La Cisl ha disatteso l’impegno - puntualizza -, un errore non tecnico ma politico che punta a una difesa corporativa e a fare qualche tessera in più. Il comune di Lodi ci ha spiegato che il progetto è stato presentato da Icr in modo “ricattatorio”: l’azienda sarebbe rimasta se avesse avuto convenienza, altrimenti si sarebbe spostata a Cortemaggiore; l’amministrazione ha fatto uno sforzo e ha favorito il mantenimento del sito e dell’occupazione. Noi vogliamo che l’Icr resti nel Lodigiano, siamo favorevoli all’unificazione del processo produttivo con un unico contratto ma l’obiettivo è difendere i 700 lavoratori. Il problema è complesso e riguarda i rapporti contrattuali ma ci stiamo dando da fare per trovare una soluzione».

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