“Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale”. Sono le parole di Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno. Veri operatori di pace sono, secondo il Pontefice, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. “Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita”. Così, sostenere la liberalizzazione dell’aborto o approvare qualunque distruzione dell’embrione è un vero e proprio attentato alla pace.
Le parole della Chiesa non cadono nel deserto: recentemente alcuni cittadini europei particolarmente sensibili al tema della tutela della vita hanno lanciato l’iniziativa “Uno di noi” a favore dell’embrione umano, allo scopo di sostenere il riconoscimento dell’uguale dignità dell’uomo, quando si trovi all’inizio del suo sviluppo biologico, o quando sia prossimo alla morte naturale. L’iniziativa si sostanzia nella raccolta di almeno un milione di firme per far intervenire il legislatore europeo e assicurare “protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal suo concepimento”.
Gran parte del dibattito bioetico contemporaneo, soprattutto in questi ultimi anni, si è concentrato attorno alla realtà dell’embrione umano, sia egli considerato in se stesso oppure in relazione all’agire degli altri esseri umani nei suoi confronti.
“Diventa perciò ineludibile - affermava anni fa la Pontificia Accademia per la vita - affrontare un quesito di fondo: chi o cosa è l’embrione umano?”. Risposta adeguata, almeno in prima istanza, è quella che proviene dalla scienza, sempre più aggiornata, che ci consente di conoscere in gran dettaglio i diversi processi attraverso i quali un nuovo essere umano inizia la sua esistenza.
Il momento che segna l’inizio dell’esistenza di un nuovo essere umano è rappresentato dalla penetrazione dello spermatozoo nell’ovocita. La fecondazione induce tutta una serie di eventi articolati e trasforma la cellula uovo in zigote, realtà assolutamente originale rispetto alla madre.
L’embrione è intrinsecamente orientato a svilupparsi secondo la differenziazione delle cellule e verso un’acquisizione di complessità e non può regredire su stadi già percorsi. Tale progresso è continuo, graduale e coordinato da un preciso progetto interno.
In conclusione, le più recenti osservazioni scientifiche attestano che l’embrione umano ancorché nella fase che precede l’impianto è “un essere della specie umana; un essere individuale; un essere che possiede in sé la finalità di svilupparsi in quanto persona umana e insieme la capacità intrinseca di operare tale sviluppo”.
Questi risultati scientifici vengono attentamente assunti in una riflessione più ampia, perché la scienza da sola non può dire tutta la verità sull’uomo.
Ponendo la questione della verità integrale si vuol dire che non si può ritenere razionale e definitivo soltanto ciò che può essere oggetto di esperimento e di verifica. Il reale, per essere adeguatamente percepito, richiede l’impegno di altre discipline, come la filosofia. Lungi dall’essere retaggio del passato o passione per pochi, essa interpreta i dati della scienza offrendo una visione liberante dell’uomo: egli non è solo cellule; è “qualcosa” di più. È uno di noi!
I dati della scienza permettono alla filosofia di affermare che l’embrione - quel minuscolo puntino - possiede già l’essere persona, che è proprio di ogni appartenente alla natura umana. Naturalmente, l’essere persona si manifesterà gradatamente e in diverso modo lungo tutto l’arco della vita.
In tal senso sembra non esserci alcun contrasto tra le conclusioni scientifiche e l’antica opinione dell’animazione immediata dell’essere umano che viene all’esistenza.
La fecondazione non è solo un fatto biologico e neanche semplicemente un fatto umano: è evento religioso, perché continua la creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio.
Non può essere trascurata la dimensione religiosa dell’essere umano, che lentamente prende forma. Parlando ai partecipanti all’assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita e al congresso internazionale “L’embrione umano nella fase del preimpianto”, il 27 febbraio 2006, Benedetto XVI ricordava una debolezza, ma anche una potenzialità del nostro tempo.
Nonostante progredite conoscenze, “per l’intelligenza umana sembra sia diventato troppo arduo rendersi conto che, guardando il creato, ci si incontra con l’impronta del Creatore. In realtà, chi ama la verità - ecco l’assoluta novità - dovrebbe percepire che la ricerca su temi così profondi ci pone nella condizione di vedere e anche quasi di toccare la mano di Dio”.
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