Baerlocher, la chiusura è “congelata”

La parola d’ordine rimane «prudenza». Ma da ieri i 92 lavoratori della Baerlocher di Lodi hanno una speranza in più: per il momento la fabbrica chimica di via San Colombano non chiuderà i battenti lasciando tutti sulla strada. È la novità principale emersa ieri pomeriggio dall’incontro tra i sindacati e il “consulente” mandato dalla proprietà tedesca a risolvere la situazione di crisi dello stabilimento lodigiano, che negli ultimi anni ha perso 2 milioni di euro l’anno e che tra 2010 e 2011 ha sopportato una spesa di 5 milioni per ricostruire il reparto liquidi devastato dall’esplosione del gennaio 2010. La lunga giornata di ieri è iniziata presto alla Baerlocher, con lo sciopero di 8 ore e un presidio all’ingresso dell’azienda. Poi i lavoratori si sono spostati sotto la sede dell’associazione industriali di Lodi, dove alle 14.30 è iniziato il confronto azienda-sindacati, questi ultimi accompagnati anche da una delegazione di lavoratori. All’esterno di Assolodi carabinieri e polizia, nel timore forse che la situazione potesse degenerare. Invece tutto si è svolto in maniera assolutamente tranquilla: nel palazzo i sindacati a trattare, sui marciapiedi decine di lavoratori con striscioni e bandiere, in attesa di conoscere l’esito del confronto.

Le premesse non erano buone, visto che lo scorso lunedì l’azienda aveva illustrato ai sindacati i problemi di bilancio, il calo delle commesse e aveva prospettato, nella peggiore delle ipotesi, la chiusura definitiva dello stabilimento di Lodi. Un’ipotesi che aveva gettato nello sconforto i lavoratori, consapevoli che la crisi ha ridotto le commesse e che l’esplosione del 2010 ha provocato gravi danni, ma per nulla preparati al dramma della serrata totale. Serrata che, per il momento, è “congelata”. Lo hanno spiegato ieri al termine del vertice i segretari provinciali dei chimici di Cgil, Cisl e Uil, Francesco Cisarri, Gianpiero Bernazzani e Francesco Montinaro. Con loro anche il segretario generale della Cgil di Lodi, Domenico Campagnoli.

La situazione rimane comunque molte delicata e nella migliore delle ipotesi si prospetta una robusta diminuzione dei dipendenti, tanto che un lavoratore ieri ammetteva: «Ci aspettiamo un bel “taglione”». Le parti si sono date appuntamento a martedì 25 ottobre, quando il “consulente” della Baerlocher dovrà presentarsi ai sindacati con le idee chiare su due elementi cruciali. In primo luogo dovrà avere la garanzia dalla proprietà tedesca che lo stabilimento di Lodi non chiuderà. In secondo luogo dovrà confermare se ci sono margini (e soldi dal Ministero) per avviare due anni di cassa integrazione straordinaria, necessari per procedere alla ristrutturazione aziendale, che significa riduzione del personale.

I lavoratori hanno chiesto ai rappresentanti sindacali (che lunedì mattina incontreranno il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini) di fare la massima chiarezza sul piano industriale della Baerlocher. Vogliono insomma sapere, nel caso il polo di Lodi dovesse davvero restare attivo, quanti lavoratori saranno “tagliati” e quanti invece rimarranno in azienda. «L’ipotesi peggiore, cioè la chiusura totale dello stabilimento, si sta allontanando - hanno spiegato i sindacati - aspettiamo però a cantare vittoria perché dalla Germania devono arrivare le risposte ufficiali».

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