Autonomia e idee concrete: la ricetta Pd per la Provincia

«Non serve piangersi addosso, dobbiamo pensare

a un progetto per il futuro del territorio. Le cose urgenti? Il piano neve e l’assistenza ai disabili»

Un progetto chiaro e sicuro per il futuro. Capace di difendere l’autonomia del Lodigiano. È il sogno nel cassetto di Mauro Soldati, il candidato che il centrosinistra ha scelto per la conquista della Provincia di Lodi.

Il 38enne in un certo senso “gioca in casa”, a San Cristoforo è stato consigliere e poi anche assessore nella giunta Felissari, dal 2004 al 2008. La sua ricetta contempla tre aspetti: “ricucire” i rapporti tra i Comuni, risolvere i problemi più urgenti, costruire una proposta improntata alla tradizione per l’Expo.

Non ci sono soldi e, al momento nemmeno le competenze. Allora perché si candida?

«Perché se arriveremo alla fine di questa fase transitoria con un progetto, allora terremo in piedi l’autonomia del Lodigiano. Questo significa mettere a posto il Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale, il documento che disegna l’urbanistica dei Comuni, ndr), ricostruire la condivisione tra Comuni nella gestione dei servizi, definire il piano strategico del Lodigiano. Dobbiamo rimettere in fila gli obiettivi per questo territorio».

È consapevole delle difficoltà economica dell’ente? Cosa pensa di poter fare in caso di vittoria?

«Nel momento in cui ci candidiamo, lo facciamo per fare gli interessi del territorio, anche dal punto di vista politico, per ottenere gli strumenti necessari a risolvere i problemi. Dal 29 settembre due saranno le cose urgenti: l’appalto neve e l’assistenza ai ragazzi disabili nelle scuole superiori, finanziata fino a dicembre. Servirà una ricognizione delle risorse ma, costi quel che costi, non possiamo lasciare questi buchi».

È già stato venduto tutto, comprese le partecipate, con quali strumenti governerà?

«Di certo non ci metteremo a fare la genesi dei problemi, è colpa di questo o è colpa di quello, alla gente non interessa niente. Ciò che mi preoccupa, nel caso delle partecipate, è che si pensa alla vendita ma non al dopo, come nel caso dei rifiuti. Sarebbe mia intenzione convocare gli assessori all’ambiente che seguono questa partita per mettere in campo delle idee. In ogni caso, penso che sulle risorse non dobbiamo piangerci addosso e nemmeno buttarla in polemica, abbiamo a che fare con amministratori locali e conosciamo bene le loro difficoltà».

Secondo lei che funzioni dovrà avere la Provincia?

«La legge Delrio definisce le deleghe, è una buona cosa, in questo modo non ci possono essere deleghe di “fantasia”. Credo che la Provincia debba occuparsi della programmazione urbanistica, delle politiche per la difesa ambientale, dell’edilizia scolastica, delle politiche per il lavoro e delle pari opportunità. È stato un errore chiudere l’ufficio Europa, che si occupava dell’analisi dei bandi affinché anche sul territorio si cogliesse l’opportunità di trovare risorse per i progetti, su questo si dovrà fare un ragionamento. Sulla partita delle funzioni associate dei Comuni, si è persa una possibilità, la mia non vuole essere una critica politica, eppure la Provincia poteva occuparsi del coordinamento. Per esempio potrebbe fungere da stazione appaltante per i lavori pubblici in più Comuni, in modo da risparmiare tempo e risorse».

Condivide il fatto che il presidente sia eletto da sindaci e consiglieri e non più dai cittadini?

«La riforma era necessaria, serviva un segnale di cambiamento. Tra gli enti locali, la Provincia è quello più distante, però questo sistema è utile a far emergere il merito delle questioni».

Non si poteva fare una lista unica?

«Abbiamo detto fin dall’inizio che saremmo stati disponibili, ma servivano dei segnali di discontinuità. Non mi è piaciuto come è partita la discussione: sui numeri, un po’ a noi e un po’ voi, senza capire quale fosse il progetto per il Lodigiano».

Cosa si sente di dire ai dipendenti?

«Su questa e su altre partite c’è incertezza, ma vigileremo. Ci sono state diverse richieste di mobilità. Immagino una riunione con tutti i dipendenti, anche per motivarli dopo questi anni difficili. Di sicuro ci sarà una riorganizzazione dei settori, dovremo vedere anche che cosa deciderà lo Stato».

Che cosa ne sarà di palazzo San Cristoforo e di San Domenico?

«In Italia ci sono pochi esempi simili di riqualificazione. Tutto dipende dalle scelte generali che saranno fatte, saranno messi sul mercato o trasferiti ai Comuni? Dobbiamo fare il possibile per mantenere questo patrimonio a disposizione dei lodigiani».

Che costi avrà la Provincia? Sarà un “carrozzone mangiasoldi”?

«Qualcuno mi chiede chi me lo fa fare a candidarmi, questo è un titolo onorifico. Credo che si dovrà misurare tutto sull’effettiva efficacia della Provincia».

Non trova assurdo governare un ente che il Governo ha cancellato?

«Si svolge una funzione per il periodo necessario. La Provincia non ci sarà più, ma il Lodigiano sì».

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