Auto incendiate, raffica di interrogatori

L’incendio scoppiato sabato mattina nel deposito dell’autofficina Baggi in via Selvagreca resta un “giallo”. Secondo la questura si è trattato di un episodio doloso e in questa direzione si sono concentrate le indagini fin dal primo momento. Sul “chi” abbia fatto una cosa simile, però, provocando un danno di almeno 60mila euro, non ci sono ancora risposte.

Per il momento la squadra mobile e la scientifica hanno sequestrato le immagini registrate dalle telecamere installate nelle ditte vicine, e puntate anche sul piazzale di Baggi, mentre tutti i proprietari delle auto danneggiate saranno convocati in questura per essere ascoltati. Forse fra loro si nasconde qualcuno che poteva avere qualche interesse a dar fuoco alle vetture: le sei bruciate quasi del tutto erano sotto sequestro, tolte cioè dalle forze dell’ordine agli automobilisti sorpresi in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti. Altre quattro invece, quelle meno danneggiate, erano rimaste coinvolte in incidenti stradali e rimosse con il carro attrezzi.

«Abbiamo diverse persone da sentire - si limita a dire il vice questore aggiunto Alessandro Battista, capo della squadra mobile - per ricostruire quanto accaduto. L’idea che ci siamo fatti, comunque, è che sia stato un evento doloso». Sembra che un testimone abbia anche visto un’auto di grossa cilindrata allontanarsi dal luogo dell’incendio quel sabato mattina, ma se sia effettivamente collegata all’episodio non è ancora chiaro. Le indagini sono in corso.

A lanciare l’allarme, quindi, era stato il custode del deposito di Baggi, che alle sei di mattina aveva sentito dalla sua abitazione un’esplosione e si era affacciato alla finestra. «Ha sentito esplodere gli air bag, poi ha visto una palla di fuoco - racconta il titolare dell’officina, Gaetano Baggi -. È sceso subito nel piazzale, poi ha lanciato l’allarme. Lui però non ha visto nessuno di sospetto». Il punto interessato dal rogo è vicino alla recinzione del deposito che confina con via Selvagreca, sulla sinistra rispetto all’ingresso principale dell’autofficina. La prima auto a bruciare è stata una piccola Smart, la quarta di una fila di sei auto affiancate l’una all’altra, tutte sotto sequestro. Il sospetto è che qualcuno abbia lanciato qualcosa (tipo bottiglia motolov o altro) dall’esterno in direzione delle auto, ma non è escluso che sia stato scavalcato il cancello per mettere a segno quell’azione criminale di grosse proporzioni.

Nonostante queste ipotesi, comunque, resta il fatto che i vigili del fuoco nel loro intervento per spegnere le fiamme e mettere tutti i veicoli presenti in sicurezza, durato circa due ore, non hanno trovato nessun segno evidente che potesse far pensare a un “dolo”. A loro avviso, anzi, anche valutando la posizione dei veicoli, questa possibilità sembra addirittura “improbabile”.

Quando le indagini saranno concluse, le varie relazioni sul caso saranno depositate sul tavolo della procura della Repubblica e solo a quel punto si potrà incrociare i dati raccolti e avere finalmente un quadro più chiaro su quanto accaduto sabato mattina.

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