Anche i magi cambiarono la loro strada

Domenica dell’Epifania. Verso la fine della Messa, dopo aver celebrato i tre Magi, viene annunciato sobriamente l’arrivo... del quarto. Suspense. Ecco allora avanzare tranquillamente dal fondo della chiesa il seminarista indonesiano Pius Bala Lerek, con i mostacchi tipici del popolo di Timor, e andare dritto al microfono. Intona assorto ed emozionato un’antica nenia a Maria, come si canta laggiù da loro. Dolcissima. In due parole, in perfetto italiano, ne spiega il senso: “È questo il nostro grazie a Maria, come si canta laggiù da loro. Dolcissima. In due parole, in perfetto italiano, ne spiega il senso: “È questo il nostro grazie a Maria, per aver detto “sì” alla nascita di questo bambino che tutti adorano, Gesù”. Un applauso generale sale dall’assemblea, nella parrocchia romana dei Santi Marcellino e Pietro in via Casilina. Anche il parroco don Edmilson, all’oscuro dell’improvvisata, apprezza visibilmente. Uscendo poi, tutti incontrano ancora il giovane seminarista scalabriniano dietro una pila di libri, ne agita alcuni in mano. Li propone ad ognuno, per continuare il cammino di Epifania a casa... “Dio attende alla frontiera”è il titolo ed è tutto un programma. Lui pazientemente vi spiega: “L’importanza dell’alterità, del vivere insieme con persone diverse, del rispetto e dell’accoglienza dell’altro sono i grandi valori che noi scalabriniani stiamo costruendo alla frontiera.” Così avviene in tutte le celebrazioni della giornata. Tra una messa e l’altra, il giovane indonesiano ha poi giusto il tempo, in un bar centrale di Tor Pignattara, di prendersi un cappuccino e una brioche. Ma, subito, riconosciuto... ne esce senza riuscire a pagare un centesimo! Non gli era mai capitato. “Sinceramente amo tanto questa congregazione - vi confessa con semplicità - il suo carisma è molto bello. Sì, bello perchè cammina con Gesù in mezzo al mondo dei migranti: una realtà bella, ma complessa. Bella, perchè nel volto dei migranti ho trovato quasi il mondo intero. Ho trovato multiculturalità, una diversità così profonda che è una grande ricchezza per il mio orizzonte, la mia personalità, la mia vita. Ma d’altra parte, sono consapevole che questa realtà è molto complessa, problematica. I migranti si spostano, lottano per costruire una vita più degna con la loro semplice energia. Portano con sè mille domande sull’incertezza della loro vita. Prego e spero che un giorno io possa essere una delle risposte a queste loro incertezze, che portano nel cuore. Spero, un giorno, che Gesù mi possa dire: “Ero straniero e tu mi hai accolto, vieni con me!”Alla fine, dopo la quarta celebrazione il giovane indonesiano vi saprà ripetere a memoria tutti i passaggi dell’omelia che l’Autore stesso del libro propone durante l’eucarestia. Per strada ne cita dei pezzi automaticamente. Lo incanta dire quanto la vita di un migrante sia una lotta e una danza. Qualcosa di duro e di grande. Una sofferta e bella apertura al mondo. O sottolinea la doppia ricerca di ogni emigrante: chi emigra cerca sempre il pane, ma altrettanto la dignità! Soprattutto apprezza il pellegrinaggio interreligioso proposto ogni anno ai figli di emigrati. Attraversando un paese musulmano, fino ad arrivare in cammello in pieno Sahara. Tutto per far “cambiare mondo” a questi giovani. Far loro comprendere il “salto mortale” vissuto dai genitori, emigrando. Così, l’esercizio per loro sarà quello di entrare in un altro mondo in punta di piedi, senza calpestarne i valori, i limiti o l’originalità. Solo accogliendolo. “La verità sta nella reciproca ospitalità” ricorda bene qualcuno. In fondo, è capire meglio la nostra stessa Europa, dove l’Islam ne è ingrediente inevitabile. Il cammino dei Magi si ritrova per davvero nella parabola di un giovane indonesiano, studente di teologia. Venire da lontano, sentirsi sperduto, seguire una stella, un ideale, una grande causa, aprire i propri tesori, le doti di intelligenza e di cuore e infine... incontrare Dio. Potergli dire, così, il suo “sì” con l’entusiasmo di un giovane venuto da un’altra parte del mondo, dall’Oceano indiano e da una cultura quasi totalmente musulmana. Miracolo di un carisma ancora vivo ai nostri giorni.

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