Alternanza con il lavoro? Un successo

Quello dell’alternanza scuola-lavoro è un “problema serio”. Per diversi motivi. Il primo riguarda la finalità – assolutamente importante – del progetto: affiancare in modo efficace alla preparazione teorica, scolastica, in aula, esperienze di stage aziendali, situazioni lavorative vere e proprie, confronto/misurazione di competenze sul campo. Si tratta, insomma, di un percorso formativo che vorrebbe potenziare l’autonomia, valorizzando la flessibilità nel rispondere ai bisogni degli studenti e promuovendo un efficace percorso di orientamento, combattendo, inoltre, la dispersione scolastica. E’ uno dei punti cardine della “Buona scuola”.

Non si può peraltro dimenticare che l’inserimento dell’obbligo dei percorsi di alternanza scuola-lavoro – da 200 ore (licei) a 400 ore (tecnici e professionali) – ha messo in difficoltà più di un istituto, con la “corsa” a ricercare partner disposti ad accogliere studenti – con esigenze diversissime – cui assicurare assistenza e formazione adeguata. Le polemiche si sono moltiplicate da subito, così come le “fatiche” di dirigenti, docenti e segreterie scolastiche che hanno cercato di avviare collaborazioni con tutto quanto si muove intorno alla scuola, senza dimenticare Enti locali, biblioteche, parrocchie…

Per il Miur, comunque, l’anno scorso quello dei percorsi di alternanza scuola-lavoro è stato un successo. Ben 652 mila studenti di quasi 5 mila scuole (il 96% del totale delle scuole interessate) sono stati coinvolti in percorsi di alternanza, con un incremento del 139% rispetto all’anno precedente (nel 2014/15, prima dell’obbligatorietà, gli studenti coinvolti erano 273.000 e il 54% delle scuole faceva alternanza). E se è vero che in alcune realtà l’adempimento ministeriale è stato rispettato a fatica e magari con condizioni non ottimali, sono molte le scuole per cui l’alternanza scuola-lavoro è diventata una metodologia didattica su cui puntare, anche con percorsi innovativi. Nelle classi terze, quelle coinvolte per prime dall’obbligo stabilito dalla Buona scuola, l’anno scorso sono stati coinvolti 455.062 studenti. Di questi – precisano i dati raccolti e diffusi da Viale Trastevere –, il 50% sono studenti che frequentano indirizzi liceali, “in cui si registra un vero e proprio boom di partecipazione all’alternanza”.

Nel fornire i dati, il Ministero ha anche lanciato un nuovo programma (“I Campioni dell’Alternanza”) che – spiega – “coinvolgerà un gruppo di 16 organizzazioni, aziende grandi e medie, Ordini professionali e Terzo settore, nel racconto e nella diffusione dell’alternanza attraverso progetti di qualità. Si parte con Accenture, Bosch, Consiglio Nazionale Forense, COOP, Dallara, ENI, Fondo Ambiente Italiano, FCA, General Electric, HPE, IBM, Intesa Sanpaolo, Loccioni, McDonald’s, Poste Italiane e Zara per un totale di circa 27.000 posizioni di alternanza messe a disposizione per questo anno scolastico solo da questi partner. Posizioni che verranno incrementate per il prossimo triennio”.

Entusiasmo del Ministero, ma anche proteste da studenti e sindacati. Il motivo: il rischio che i percorsi nelle aziende si trasformino da opportunità formativa a “sfruttamento”. Importante, dunque, mantenere i riflettori accesi sulla qualità delle proposte e a questo scopo ecco un altro, decisivo, compito per gli istituti scolastici: vigilanza e monitoraggio. Non che non ci siano già, ma saranno, probabilmente, da raddoppiare.

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