All’ospedale di Lodi altri 9 ricoveri per coronavirus nel fine settimana

Nessuno è gravissimo, altri sei malati al Delmati che ne segue anche 13 a distanza con Telecovid

Sono saliti da 3 a 12, nel fine settimana, i pazienti ricoverati nel nuovo reparto Covid, allestito nella chirurgia specialistica dell’ospedale Maggiore di Lodi. A spiegarlo, il direttore sanitario dell’Asst Paolo Bernocchi. Si tratta di malati della cosiddetta area gialla, che hanno bisogno di ossigenoterapia, anche se non sono gravi.

La giornata di ieri, in pronto soccorso, è stata particolarmente frenetica. Alle 19.30 erano presenti, contemporaneamente, nel servizio di Lodi 49 persone, 5 delle quali in codice rosso, 16 in codice giallo, 27 in codice verde e una in codice bianco. A Codogno, invece, erano presenti, contemporaneamente, 10 persone, una in codice giallo e 9 in verde. L’indicazione, in arrivo dai sanitari, è di consultare sempre l’applicazione “Salutile Pronto soccorso”, prima di andare in ospedale, per trovare il servizio con meno attesa, soprattutto in questo periodo pandemico.

«Abbiamo aperto oggi (ieri, ndr) i primi 18 letti e presto saliamo a 36 all’ospedale di Lodi - spiega il manager Bernocchi -. A Codogno e Sant’Angelo, invece, apriamo 20 letti per ogni presidio. Ho dato indicazione di aprire il prima possibile gli ambulatori Covid per fare la diagnosi. Così si libera un po’ il pronto soccorso. I nostri pazienti hanno problemi generalmente lievi, il vero problema è Milano. Noi siamo chiamati a dare una mano per la metropoli. Se non rispettano le regole, anche sui mezzi di trasporto, non ci sarà alcuna inversione di rotta».

A Sant’Angelo è stato aperto un reparto di sorveglianza per gli anziani e i pazienti paucisintomatici, oltre al servizio di Telecovid per il monitoraggio a distanza con il saturimetro e l’assistenza medico infermieristica (servizio che è stato anche premiato dal Politecnico di Milano, nell’ambito del premio per l’innovazione tecnologica). Al Delmati, nel reparto al quarto piano, sono ricoverati 6 malati, mentre i pazienti in sorveglianza sono saliti a 13 in pochi giorni. Ad accogliere i pazienti contagiati è anche il reparto di malattie infettive. «Per quanto ci riguarda - spiega il direttore sanitario - vorremmo tenere quello di Casale come reparto non Covid e garantire il proseguimento delle attività ordinarie, considerato anche che dobbiamo finire di recuperare le prestazioni arretrate. Le persone poi si lamentano perché si vedono rinviati gli esami. Il nostro obiettivo è, dare una mano a Milano e, nello stesso tempo, continuare a erogare le altre prestazioni».

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