Alcol test per i docenti: panico

Un gran polverone si sta alzando pericolosamente in questi giorni nella terra di Cavour. La Regione Piemonte ha deliberato di sottoporre i docenti delle scuole piemontesi all’alcol test. Questo non solo nell’ottica di seguire da vicino i docenti del Regno Sabaudo, ma anche e soprattutto per motivi di sicurezza. Probabilmente i controlli vengono considerati necessari per evitare che qualche docente vada in classe zigzagando o cantando allegramente La bella Gigogin. Come l’hanno presa i docenti? Male. Anzi, malissimo. Già godono di scarsa considerazione sociale, se ora aggiungiamo i controlli per rilevare un’eventuale stato di ebrezza o un’eventuale stato confusionale da sniffamento, il quadro si fa completo. E i presidi? I presidi piemontesi sono sull’agitato anche se, non trovando una posizione comune, si muovono in ordine sparso. Tra i presidi c’è chi ha preso a modello il console Quinto Fabio Massimo detto il Temporeggiatore, preferendo attendere ulteriori eventi per poi muoversi con prudenza in una materia tanto intricata quanto delicata. Ma c’è anche chi si è immediatamente adeguato alla normativa regionale, organizzando i controlli. E’ il caso, ad esempio, del mio collega di una scuola di Mondovì che ha inviato una lettera a ciascun docente con invito a presentarsi in un determinato giorno al «poliambulatorio per i controlli sull’abuso di alcol e stupefacenti». L’invito chiarisce che la spesa è a carico delle istituzioni. Panico. Il passa parola ha preso il sopravvento e tanto è bastato per far scattare l’allarme in tutti gli istituti piemontesi. Ma come, mi chiedo io, siamo sicuri di essere di fronte a docenti dediti alle orgiastiche «Baccanali» o alle inebrianti sniffate mattutine senza che nessuno prenda posizione? Vabbè che pure Alcibiade si presentò al simposio tra filosofi, oggi diremo a una conviviale tra amici, ubriaco fradicio, cantando e incespicando, sorretto dagli amici tra le risate dei presenti alimentate dalle sue elucubrazioni sull’«elogio di Socrate». Meglio non approfondire. Roba da bollino rosso. La scuola non è l’osteria e il simposio non è la scolaresca. Comunque se vogliamo togliere ogni dubbio a chi del dubbio ne fa una ragione di vita, che si dia pure ampio spazio ai controlli purché condotti nel rispetto del ruolo proprio di ogni docente chiamato a compiti anche e soprattutto educativi. Evidentemente le istituzioni piemontesi vogliono vederci chiaro sullo stato di salute dei propri docenti. Anche se probabilmente il cammino andava preparato diversamente, magari partendo da incontri, convegni con il coinvolgimento delle ASL, aggiornamenti, questionari distribuiti tra personale e studenti. Il tutto inserito in un rapporto di reciproca responsabilità in fatto di valori e ruoli che rientrano nella funzione docente. Sono convinto che un simile cammino avrebbe prodotto un diverso approccio al problema che pure esiste. Ma l’iniziativa così come è stata impostata non è piaciuta a nessuno men che meno a certi sindacati di categoria che respingono con forza l’invito rivolto ai docenti di presentarsi alle Asl per essere sottoposti gratuitamente all’alcol test. Se la dignità professionale ha una sua valenza allora i docenti non meritano questo trattamento. E’ questa la tesi di fondo che va affermandosi a contrasto dell’iniziativa. Eppure la Regione Piemonte non ha fatto altro che applicare una legge nazionale che prevede appunto il controllo mediante alcol test dei dipendenti pubblici e quindi anche dei docenti. Il problema è anche un altro. Una simile iniziativa ha dei costi non indifferenti che il ministero non ha ancora previsto. Ergo molti colleghi non si muovono perché la norma non ha ancora avuto una decretazione applicativa. In questi casi buona cosa sarebbe essere prudenti e muoversi quando si fa chiarezza su tutti i fronti ivi compreso quello finanziario che non può essere sottovalutato. Poi c’è la delicatezza dell’applicazione della norma tra il personale scolastico. E’ pur vero che l’ambiente scuola va tutelato e protetto sotto ogni aspetto e quindi anche e soprattutto sotto quello della sicurezza. Ne va di mezzo innanzitutto dell’incolumità dei ragazzi. Le sniffate, checché se ne dica, vanno assumendo oramai sempre più un diversivo sociale tale da farlo quasi rientrare in un comportamento normale. Siamo alle solite. E’ il trionfo del relativismo concettuale ragion per cui ciò che non è normale per uno, lo è per un altro. E’ di questi giorni la notizia che vede alcuni stati americani aprire al consumo di droghe leggere. Un problema aperto in alcuni Paesi europei e quindi anche da noi. Da noi il dibattito sulle droghe leggere riprende quota tanto da essere alimentato da alcune dichiarazioni dei nostri parlamentari. Tra di loro c’è chi vuole un cambiamento di rotta, chi definisce folli certe idee, chi, infine, vuole apertamente aprire alle droghe leggere. Allora vuol dire che cade il discorso dei controlli dei docenti voluto dalla Regione Piemonte. Il mio parere? Qualcuno non ha mai messo piede nella scuola. Invito chiunque a immaginare cosa potrebbe accadere nelle nostre scuole se accanto ai laboratori di informatica, di chimica e fisica potessero sorgere anche i laboratori di fumeria con tanto di giardinetto epicureo aperto alla coltivazione delle magiche piantine onde consentire a docenti e studenti di trasformarsi in tanti Cincinnato per poi rifugiarsi in un’aula salvavita e sollazzarsi con una bella pipata. Suvvia, siamo seri. Finiamola con la storia delle droghe leggere. Di leggero nelle scuole al momento c’è solo lo stipendio del personale. Basta con questi discorsi. Che ben vengano gli alcol test riservati ai docenti e magari allargarli anche a tutto il personale che lavora nelle scuole. Chi non fa uso di alcol e droga non ha da temere nessun controllo anche se imposti dalle istituzioni. Semmai è vero il contrario. Quando si è in preda ai fumi dell’alcol o obnubilati da sostanze stupefacenti, le relazioni con gli altri sono fortemente compromesse fino a crearsi vere e proprie condizioni di nocumento per tutti, adulti e ragazzi. La scuola è un luogo educativo e formativo che non può prescindere da un cammino fondato su valori di solidarietà e di merito, di prudenza e di sicurezza. Tutto questo non ha nulla a che vedere con alcol e droga.

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