«Al parco è stato uno stupro»

Chiesti 4 anni per un tunisino

Lo stupro ai danni di una 26enne lodigiana nei giardini pubblici di via Fascetti è davvero avvenuto: su questo pm e difesa sono concordi. L’episodio è della notte del 20 novembre 2009 e il pm Paolo Filippini ieri ha chiesto quattro anni di reclusione per B.A., il tunisino irregolare di 33 anni, con alcuni parenti a Crespiatica, che la vittima aveva «riconosciuto dalla voce» quattro giorni dopo il brutale episodio e che è tutt’ora in custodia cautelare in carcere.

«Non vi è alcuna certezza che sia stato l'imputato, che si dice innocente anche se ammette di essere stato avvicinato quella notte dalla ragazza», replica però il difensore del nordafricano, Tiziana Giuttari di Milano. E gli avvocati di parte civile Laura Panciroli e Monica Alberti hanno chiesto 40mila euro di risarcimento.

A inchiodare il tunisino, tracce del suo dna ritrovate sul cappotto della giovane, oltre al riconoscimento che pure è ostacolato dal fatto che la vittima ha raccontato di aver perso gli occhiali da vista durante l’aggressione e che ci fosse buio.

La giovane aveva denunciato di essere stata sorpresa alle spalle mentre faceva una passeggiata nei pressi del parco, a tarda ora, per fumare un’ultima sigaretta prima di rincasare dopo la nottata in discoteca. L’indomani era stata visitata presso il centro antiviolenze della clinica Mangiagalli di Milano e il referto medico ha delineato un quadro più che compatibile con la brutale aggressione descritta. Al termine della quale l'uomo dalla pelle scura e con un cappellino in testa indicato come l’aggressore avrebbe anche chiesto «scusa». E «scusa» avrebbe detto l'imputato quando quattro giorni dopo si era casualmente incrociato per la strada con la vittima. Il nordafricano ha raccontato che voleva solamente chiederle se avesse visto il suo telefonino.

Il suo dna non è stato trovato su un indumento della giovane recuperato tre giorni dopo i fatti nel fango dei giardinetti, e analizzato quattro mesi dopo, né su altri abiti, e non sarebbe stato ricercato dna della giovane sugli abiti sequestrati al nordafricano. «Troppo poco per essere certi che sia questo l’autore della violenza», tuona la difesa.

Il pm Daria Monsurrò aveva disposto il giudizio immediato, ritenendo lampanti le prove raccolte, e il verdetto è atteso per la prossima settimana.

Chiesti 4 anni di condanna per la violenza carnale su una 26enne avvenuta all’interno del parco di via Fascetti a Lodi

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