Al Covid-Hotel di Lodi Vecchio ieri sono arrivati i primi tre ospiti

Resteranno nella struttura fino al tampone negativo. La gestione è della coop Il Melograno

«Buongiorno, sono Marina, la chiamo dalla reception, piacere di conoscerla. Volevo assicurarmi che andasse tutto bene». Sono le 16.30 e Marina, l’operatrice di turno al Covid-Hotel di Lodi Vecchio, sta facendo una delle prime chiamate di contatto con un’ospite arrivata poco prima. Sono arrivati i primi tre ospiti del progetto di accoglienza per i positivi asintomaci o paucisintomatici allestito al Lodi Vecchio Hotel di via Nazioni Unite. A occuparsi della gestione è la cooperativa sociale Il Melograno, con la guida del dottor Antonio Crisafi, a cui è affidata la direzione della struttura. Due ospiti sono stati dimessi dal San Raffaele di Milano, il terzo è un militare che arriva da una caserma.

Camici monouso, guanti e manicotti che proteggono ogni centimetro di pelle. E poi maschere, visiere, calzari sulle scarpe. Gli operatori – cinque receptionist coprono a turno le 24 ore e poi ci sono un’asa e una oss – sono protetti come se fossero sempre a contatto con i positivi, anche se in realtà i contatti sono pari quasi a zero. L’unico contatto è all’accoglienza, quando gli ospiti arrivano – del trasporto si occupa la struttura di invio, i tre casi di ieri sono arrivati in ambulanza – e fuori dalla struttura si sottopongono alla prova della temperatura. Poi l’accompagnamento in camera e da qui in poi, ogni contatto, è tramite chiamate e videochiamate, utilizzando la rete wifi a disposizione degli ospiti. I pasti - in contenitori termosaldati - sono lasciati fuori dalla porta. Una decina di minuti dopo l’accesso, l’operatore fa una prima chiamata di contatto, c’è lo scambio dei telefoni cellulari, così da poter poi svolgere quattro volte al giorno – in videochiamata, con la guida dell’operatore – il monitoraggio dei parametri sanitari.

Per l’invio in struttura, tra i requisiti imprescindibili è che l’ospite non abbia una temperatura superiore ai 37 gradi, sia autosufficiente, non abbia difficoltà respiratorie e una saturazione inferiore a 94.

L’invio dei pazienti è gestito tramite una piattaforma informatica, in cui le strutture alberghiere aggiornano costantemente le disponibilità e i presidi sanitari inseriscono i pazienti in dimissione – con scheda sanitaria – che hanno necessità di essere ospitati perché non possono svolgere la quarantena in sicurezza al domicilio. «Il contatto con il medico di riferimento dell’Ats è costante – spiega il dottor Crisafi – : il quadro degli ospiti in arrivo si modifica con molta celerità, ma l’organizzazione è eccellente. Gli ospiti rimangono qui fino al tampone che conferma la negatività: viene fatto direttamente in struttura dalle Usca». Oggi è previsto l’arrivo di altri sei ospiti. E di questo passo, la stima è di arrivare a piena capienza a breve.

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