Aggredire subito la povertà

Se il Governo che si annuncia, vorrà avere “ambizioni smisurate” o essere espressione di un’Italia “semplice e coraggiosa”, come afferma il segretario del Partito Democratico, nella “lista” delle cose da fare nei primi 100 giorni, dovrà porre una priorità: quella della povertà. Se questo non accadesse, tutti i discorsi sulla crescita, sullo spread, sul fiscal compact, sulla rinegoziazione dei rapporti con l’Europa, sarebbero senza senso. Per non parlare delle riforme costituzionali: né una nuova legge elettorale né la riforma del titolo V o quella del Senato, possono incidere sul dramma - hic et nunc - da affrontare, che nelle regioni del centro-sud è di portata devastante e può diventare esplosivo per le sorti del Paese.Il rapporto della Comunità di Sant’Egidio documenta che nella sola Roma sono 30mila i bambini in povertà assoluta. Nel Lazio, 37mila bambini - 8,69% del totale - soffrono di indigenza alimentare. Nella Capitale, dove vivono 910mila minori, “non esistono adeguate reti di supporto per le famiglie - si legge nel rapporto. Si aggiunge: “tale assenza di reti, parentali in primo luogo, ma anche amicali e di vicinato, che rappresentano la prima risorsa delle famiglie italiane, non sempre ha potuto trovare sostegno in un’offerta di servizi pubblici spesso inadatta a rispondere ai nuovi bisogni. Pensiamo solo alla carenza di posti negli asili nido: secondo i dati dell’Agenzia per la qualità di Roma Capitale una famiglia su 3 che ne fa richiesta viene esclusa”. Secondo l’Istat il 41,2% delle famiglie del Lazio nel 2013, contro il 32,8 della media nazionale, con almeno una persona disabile, avrebbe avuto bisogno di assistenza domiciliare ma non ne ha usufruito. L’Istat, nel rapporto “Noi Italia”, rileva che nel Mezzogiorno si registra una media di oltre un quarto di famiglie povere. La percentuale di individui che non possono permettersi di mangiare carne o pesce ogni due giorni, è molto più alta rispetto alla media nazionale: il 24,9% contro il 16,8%, sostiene la Confederazione italiana agricoltori. Tra il 2010 e 2012, il numero degli indigenti è cresciuto del 33% e nell’ultimo anno gli italiani costretti a rivolgersi agli enti caritativi per un pasto gratuito o un pacco alimentare hanno superato quota 3,7 milioni (+9%). Il 62% delle famiglie riduce quantità e qualità del cibo acquistato, percentuale che supera il 70% nel Mezzogiorno. Oltre la metà delle famiglie (il 53%) compra quasi esclusivamente prodotti in promozione, scontati e in offerta speciale, mentre il 29% abbandona del tutto i marchi commerciali per ‘‘no logo’’ e prodotti di “primo prezzo”. Oltre il 16% delle famiglie ha detto addio a pranzi e cene fuori dalle mura domestiche. Insieme ad interventi che incidano sulla disoccupazione, soprattutto giovanile e degli over 45, sono non più rinviabili provvedimenti di sostegno alle famiglie, che affrontino la fragilità dei servizi di Welfare - tra il 2008 e il 2011, è stata dell’85% la diminuzione di trasferimenti dallo Stato alle Regioni - che la politica di austerità ha quasi raso al suolo. Lo Stato ha l’obbligo di dare aiuti concreti e di estendere il più possibile la tutela sociale, emulando l’opera preziosa delle organizzazioni private di volontariato e di assistenza. Non c’è altro tempo da perdere.

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