Adesso è sufficiente la chiocciola

Ieri: su e giù per gli scaloni delle biblioteche, sottoponendomi alle cosiddette “forche caudine” del ricercatore: esame di schedari, compilazione di moduli, interminabili attese, difficoltà o impossibilità di consultazione o prestito, orari impietosi. Il tutto preceduto da scomodi e ripetuti trasferimenti nella metropoli.Oggi: vado su Google (o su un altro motore di ricerca) e con un semplice clic trovo quello che mi interessa e mi può orientare; quando poi mi occorre, sono le stesse biblioteche a offrirmi on line i loro cataloghi o addirittura i loro testi. Frequento ancora quegli austeri ambienti che ai miei occhi non hanno certo perduto il loro fascino, ma senza arrancare su e giù troppo spesso in un’ansia frettolosa e controproducente.Ieri: per la spedizione di fascicoli, ma anche di lettere importanti magari all’estero: code interminabili agli uffici postali, complicazioni burocratiche, ritardi nella consegna, consegna mancata.Oggi: basta questa chiocciolina, : @, e dalla nostra casella postale elettronica partono, e arrivano, notizie, lettere e relativi allegati dalle più remote plaghe del pianeta. E i contatti, una volta avviati, si moltiplicano per così dire in proporzione geometrica. Inutile rimpiangere il buon tempo antico: di letterone non se ne scrivono e probabilmente non se ne scriveranno mai più.Sono alcuni- minimi - esempi, su una miriade, di questa che è stata veramente una rivoluzione, un vero e e proprio spartiacque tra due epoche contigue ma enormemente diversificate. Però, attenzione: data la mia ridotta capacità di usare tale strumento, che utilizzo a meno di un 10% delle sue potenzialità, qui intendo spezzare una lancia esclusivamente a favore della navigazione internet e della posta elettronica, lasciando alle generazioni più giovani l’uso di facebook, di twitter, delle chat line e di tutte le altre diavolerie del genere (naturalmente, chi vuole può benissimo provarci). Non voglio peccare di ingenuità e non mi sfugge l’uso purtroppo spregiudicato, perverso e addirittura criminale del mezzo, come pure l’invadenza di una realtà virtuale che potrebbe pericolosamente condizionarci. No, il mio appello va a quelli della mia generazione, e attenzione, non necessariamente agli appassionati di ricerca letteraria. So bene che parecchi di noi sanno usare internet al meglio, ma non mi sfuggono le perplessità e la diffidenza di molti altri.Eppure: vi piacerebbe sapere se il tale cantante che ha allietato i vostri sogni giovanili è ancora in vita? Un clic, e siete soddisfatti. Vi punge la curiosità di conoscere nelle sue linee generali un determinato fatto storico o di cronaca ? Un altro clic ed eccovi serviti. E poi: voglio cucinare un certo piatto ma non me ne ricordo la ricetta: è immediatamente a mia disposizione; ho voglia di farmi un maglione ai ferri, e subito trovo chi me lo insegna; ho un disturbo fisico e ne voglio sapere di più (ma qui è sconsigliabile “cliccare”, evitiamo di spaventarci per niente, meglio un buon medico). Orari ferroviari, visite virtuali a musei, immagini di luoghi che abbiamo sempre desiderato conoscere; e i giornali, fra cui il nostro, letti in anteprima. E di più, e più ancora, ad un costo tutto sommato abbastanza ridotto. Chi di noi ha dei nipoti, chieda il loro aiuto per i primi approcci con il computer, sono bravissimi.Qualcuno potrebbe obiettare che niente sostituisce il contatto umano, e come si fa a non essere d’accordo? Ma è anche vero che a una certa età i contatti diminuiscono per le più varie ragioni (una soprattutto...). Non è quindi, il mio, un invito alla misantropia, ma in una fase della vita in cui si tende a risparmiare energie, l’uso di internet apre uno spiraglio che è un’ampia finestra sul mondo, è utile e fa anche compagnia. Quando penso che dalla stessa casa di collina dove cinquant’anni fa dovevo scendere in cortile col secchio per attingere acqua alla fontana, oggi nel giro di qualche minuto partono e arrivano messaggi con gli Stati Uniti, come posso rifiutarmi all’uso di internet e della posta elettronica ? La cosa non finisce mai di meravigliarmi e sì, di farmi gioire. E in questa curiosità e disposizione al nuovo, che auguro a tutti quelli della mia generazione, mi conforta quanto dichiarato di recente da una persona di qualche generazione maggiore della mia, Rita Levi Montalcini, classe 1909, Premio Nobel 1986 per la Medicina : […] penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente..Allora: pensionati di tutto il mondo, unitevi! Navigate in internet e sarete, non certo felici, ma neanche pentiti. Permettetemi però di chiudere con un consiglio: se per caso siete fra coloro a cui piace scrivere, cercate di pubblicare su cartaceo: il buon Gutenberg per alcuni argomenti è ancora il meglio.

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