A mezzogiorno strangolati dall’usura

In base a uno studio della Cgia di Mestre, la riduzione nell’erogazione del credito delle banche alle famiglie nel Sud - da maggio dell’anno scorso a maggio di quest’anno - ha riguardato soprattutto la Calabria (-4,3%, pari a una variazione di -374 milioni di euro), la Basilicata (-4,2%), la Sicilia e il Molise (entrambe con -2,7%) e la Campania (-2,6% con un monte impieghi che è diminuito di 794 milioni di euro). Dei 5 miliardi di euro in meno che in questo ultimo anno sono stati concessi alle famiglie italiane, quasi 3 (pari al 59% del totale) sono stati “tagliati” alle famiglie del Mezzogiorno, certamente le più martoriate dalla crisi economica ancora in atto.Questa contrazione, ha come conseguenza - quasi inevitabile, considerata la realtà meridionale, dominata in larga parte dalla presenza della criminalità organizzata - l’affermarsi del rischio usura, già presente nelle Regioni meridionali, che può assumere conseguenze devastanti in questa situazione. Basta leggere le cifre - elaborate su dati della Banca d’Italia - per rendersi conto della valenza di questo fenomeno. Rispetto a un indicatore nazionale medio stabilito dagli esperti pari a 100, la situazione più difficile è quella della Campania: l’indice del rischio usura è pari a 169,2 (pari al 69,2% in più della media italiana); in Basilicata è del 159,2 (59,2% in più rispetto alla media); in Molise del 153,1 (53,1% in più della media); in Calabria del 150,4 (50,4% in più della media nazionale); in Puglia del 139 (39% in più della media).In base ai dati diffusi lo scorso anno dalla Consulta nazionale antiusura, sono un milione e 200mila le famiglie realmente a rischio usura e le cause di difficoltà sono spese mediche (17,6%), caro-vita che ha reso impossibile il mutuo (15%) o le rate di beni di consumo (13%), spese non necessarie (10,5%), cassa integrazione (10%). Rispetto a questi bisogni, ci si rivolge al gioco d’azzardo, ai “gratta e vinci” o ai “compro oro” - il rapporto Eurispes del 2013 evidenzia come il 28,1% degli italiani si è rivolto a uno di essi, rispetto all’8,5% dell’anno precedente - sempre più “oggetto” degli interessi della criminalità organizzata o direttamente ai gestori dell’usura, rispetto alla quale i rapporti della Guardia di Finanza “segnalano un’evoluzione del fenomeno, che si sta sempre più spostando verso “una dimensione associativa, con sodalizi criminali che danno luogo, in alcuni casi, a vere e proprie strutture societarie esercitando attività finanziaria abusiva e usuraia nei confronti di commercianti, piccoli imprenditori e artigiani”. Come intervenire? È fisiologico che le banche, in una situazione di crisi economica, possano assumere una posizione di difesa rispetto alla necessità di sostenere il credito delle famiglie in difficoltà e delle piccole e medie imprese. Non spetta d’altra parte solo a loro intervenire. Sarebbe necessario creare un sistema virtuoso, che abbia l’obiettivo di creare una “rete” di difesa sociale - nel quale, con le banche, siano coinvolte le Camere di Commercio, le associazioni imprenditoriali, le istituzioni locali - tenendo presenti le diversità che esistono, territorio per territorio. Tutti devono fare la loro parte. Insieme allo Stato, che deve “trattare la questione meridionale” in maniera opposta a quella degli ultimi decenni; restituendole la dignità di “grande questione nazionale”, senza la soluzione della quale, l’intero Paese non riuscirà a risollevarsi dalle macerie della sua crisi, etica e, quindi, anche economica.

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