A mezzogiorno consulenti come funghi

Sul sito del ministero per la Pubblica Amministrazione, si possono leggere i dati sugli incarichi di consulenza e collaborazione esterna per l’anno 2011, trasmessi dalle amministrazioni pubbliche all’Anagrafe delle Prestazioni e presenti nella banca dati informatica. Per quell’anno, le consulenze esterne sono state 277.085, per un valore di 1,3 miliardi di euro. Il dato numerico è stabile rispetto all’anno precedente (+ 0,26%), mentre i compensi liquidati sono aumentati del 3,92%. Una valanga di persone. Una spesa folle per lo Stato. “Le consulenze esterne nelle pubbliche amministrazioni sono decisamente troppe e ingiustificate”, ha dichiarato il ministro Gianpiero D’Alia, che ha aggiunto: “Siamo di fronte a una situazione non tollerabile, alla luce 23 giugno in Albania lasciano molti dubbi sul rispetto delle regole della democrazia.Al G8 i “grandi” sembrano aver finalmente concordato che la priorità da perseguire, dopo gli effetti nefasti della recessione, è la crescita, accompagnata - anzi principalmente rivolta - a creare posti di lavoro. I disoccupati sono, nei soli 27 Paesi Ue, oltre 26 milioni, un quinto dei quali giovani sotto i 25 anni. Così all’incontro del 17 e 18 giugno a Enniskillen, Obama, i rappresentanti europei e quelli degli altri Stati, hanno deciso che la nuova parola d’ordine da adottare non è più “austerità” (per sanare i conti pubblici), ma un mix fra investimenti, nuove opportunità, spesa, consumi, scambi commerciali, innovazione. Facile a dirsi, eppure si tratta di un passo importante, laddove si comprende come la situazione economica e sociale delle famiglie e delle imprese si è fatta insostenibile. In questo ambito i leader presenti al G8, a partire da quelli europei, hanno fatto la corsa a dichiararsi pronti a fare di tutto per contrastare l’evasione fiscale (non è mai troppo tardi!) e per favorire l’occupazione: benché i fatti degli ultimi anni sembrano andare in altra direzione, come ha sottolineato la Commissione europea con un ampio documento diffuso il 19 giugno.Il presidente José Manuel Barroso, dopo la riunione dei commissari del mercoledì (la più importante della settimana), in vista del summit dei capi di Stato e di governo Ue di fine giugno che chiuderà la presidenza irlandese, ha affermato: “L’Europa ce la sta mettendo tutta per uscire dalla crisi, ma il nostro ritmo di crescita rimane inadeguato e certe parti d’Europa vivono una vera e propria emergenza sociale”. Il prossimo summit “può permetterci di raggiungere un nuovo consenso a livello comunitario sulle misure da adottare per rilanciare la crescita”. Barroso ha specificato: “Stiamo proponendo misure concrete per combattere la disoccupazione giovanile e sostenere, insieme alla Banca europea degli investimenti” (Bei), “il finanziamento dell’economia reale, in particolare le piccole e medie imprese”.Così, per il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, con a tema i nodi della ripresa, della governance, dell’unione bancaria e monetaria, la Commissione ha predisposto tre contributi. Due sono stati presentati: quello sulla lotta alla disoccupazione giovanile e l’altro, rivolto al riesame del “Patto per la crescita e l’occupazione” varato giusto un anno fa dai 27 e che sembra rimasto sulla carta (come lo sono i promessi 120 miliardi di investimenti pubblici). Un terzo contributo, sull’aumento dei prestiti all’economia reale, elaborato da Esecutivo e Bei, è in fase di ultime sistemazioni. “Questo pacchetto di iniziative aiuterà l’Europa - secondo Barroso - a cambiare la situazione, reinserendo i lavoratori nel mercato occupazionale, agevolando gli investimenti da parte delle imprese e permettendo alle banche di erogare prestiti all’economia reale”. Parole forse troppo ottimistiche, soprattutto perché seguite da un ritornello già sentito: “Gli Stati Ue devono passare dalle parole ai fatti se intendono invertire la rotta economica”.Il testo sull’occupazione giovanile ricorda le iniziative europee, anche se - ed è una precisazione di rilievo - “alcune di esse devono ancora essere approvate a livello di Ue” (ossia da Consiglio e Parlamento europeo), “in particolare quelle connesse al quadro finanziario pluriennale”: ovvero, senza un bilancio adeguato, sul quale gli Stati tendono a tagliare i trasferimenti, non si va da nessuna parte. Il Collegio dei commissari peraltro insiste affinché si dia attuazione alla “Garanzia per i giovani”, che imporrebbe agli Stati di creare entro quattro mesi un’occasione formativa, professionale o uno stage, per chi termina gli studi. In questo caso la Commissione “propone di concentrare i 6 miliardi di euro destinati all’iniziativa per l’occupazione giovanile nel periodo iniziale” del Quadro finanziario pluriennale Ue 2014-2020, e precisamente nel biennio 2014-15.

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