A che serve un sindaco sceriffo?

In cinque piazze del centro di Bari, da qualche giorno, nessuno più circola con i motorini né accende fuochi di artificio o petardi o fuochi normali o porta cani a spasso senza guinzaglio e museruola e senza raccogliere le loro deiezioni. Non si danneggiano o imbrattano giochi o elementi di arredo né si calpestano le aiuole fiorite e i siti erbosi delimitati o si eliminano, danneggiano, tagliano alberi e arbusti o parte di essi o si imbratta la segnaletica o si scavalcano transenne, ripari, steccati posti a protezione del verde pubblico o si abbandonano rifiuti per strada o si effettuano scavi non autorizzati o si asportano fiori, bulbi, radici, semi, frutti, terriccio, muschio. Non si gioca con i pattini a rotelle, bocce e palloni e non si disturba chi sosta o passeggia e non si causano incidenti a persone o danni alla vegetazione, alle infrastrutture, agli immobili inseriti all’interno delle aree verdi pubbliche adibite a parco. I giochi sono consentiti nei soli spazi predisposti per questi scopi, se previsti. Non si bivacca, intendendosi per bivacco sdraiarsi, dormire, disporre giacigli, stazionare o consumare cibi e bevande in maniera scomposta o contraria al decoro. Non ci si arrampica su statue, pali, fioriere, panchine, ecc. Non si schiamazza e non si grida e soprattutto non si sosta prolungatamente in gruppo superiore a cinque persone, con atteggiamento di sfida, presidio o di vedetta, o comunque in modo tale da impedire la piena fruibilità della piazza agli altri cittadini ed ai turisti.Sì, c’è ancora chi prova a guardare un po’ di traverso chi non gli sta simpatico o chi, assorto nei suoi pensieri, si rifugia in un portone o in un bar a bere un caffè e a rilassarsi, ma finalmente il fenomeno dell’intimidazione anche fisica a circolare nello spazio pubblico che veniva usato come proprietà privata, è cessato. Nello spazio di un mattino, come d’incanto, quello che si è fatto per alcuni decenni si è come volatilizzato. Miracolo a Bari, verrebbe da dire!Fuor di metafora, anche il Sindaco del capoluogo pugliese, che ha fatto approvare quella sfilza di divieti per difendere l’ordine pubblico e il decoro urbano, sa che non basterebbe un battaglione dell’esercito per farli rispettare, tanto è radicata - a Bari come altrove - la strafottenza nei confronti di quella cosa demodé che va sotto il nome di bene comune. Anche la questione degli “sguardi di sfida”, che tanto ha fatto discutere e sorridere, non è campata in aria, se si considera il disagio del mondo giovanile - alimentato da una disoccupazione che al Sud raggiunge il 50% - che produce la mancata integrazione nel tessuto sociale di un numero sempre più grande di persone. A questo si aggiunge l’aumento vertiginoso della povertà, generata soprattutto dalla mancanza di cultura - il fenomeno della dispersione scolastica al Sud è dilagante - che è elemento dirimente per lo sviluppo di qualsiasi società. Questi fatti concorrono a produrre aggregazioni di giovani che si riversano nelle piazze per consumare il tempo e farsi consumare dal tempo o magari dalla droga. A questo quadro si aggiunge la presenza di strati sociali sempre più consistenti rispetto al passato, formati dalla popolazione immigrata, che non ha luoghi di aggregazione sociale e si stanzia nei luoghi aperti delle città. E’ l’emarginazione sociale alla quale non si riesce a porre rimedio.Di certo, non bastano le ordinanze per arginare questi fenomeni. Non basta la repressione. È necessaria una nuova e credibile propensione della politica ad affrontare queste emergenze. Anche il Sindaco di Bari, che è persona astuta e intelligente, dopo dieci anni di politica dovrebbe saperlo.

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