Dal Bano al Tor des Geants, la corsa senza fine di Vittorio Buzzi

Dal calcio al “giro dei giganti”, passando per il tennis, il cammino non è mai troppo lungo. Vittorio Buzzi, oggi 52 anni, è un nome che molti appassionati di calcio del territorio ricordano: centrocampista di sostanza ma anche con buone qualità tecniche, ha militato nel Sancolombano giocando anche in Serie D. Chiusa la carriera calcistica a un certo livello e dopo aver praticato anche il tennis da “classificato”, Buzzi, lodigiano doc, ha scoperto il piacere di camminare zaino in spalle sugli itinerari del trekking: «Estraniarmi dal quotidiano, riscoprire la natura: le mie vacanze le vivo così, attraverso i sentieri. Sono andato a piedi da Piacenza a Castelfidardo passando da Roccaraso in tre settimane di cammino e da Ventimiglia a Courmayeur in 19 giorni», racconta.

Due ginocchia ormai prive di cartilagini (“ricordo” degli anni sui campi da calcio) e una protesi parziale nell’articolazione sinistra dopo un’operazione nel 2015 lo hanno spinto a inseguire un piccolo sogno: dimostrare che anche così, senza poter di fatto correre in discesa, è possibile affrontare e finire il Tor des Geants, il massacrante ultratrail valdostano con partenza e arrivo a Courmayeur dopo 330 km e oltre 24mila metri di dislivello.

Un’avventura che Buzzi ha portato a termine in 145 ore 51 minuti e 24 secondi: «In vacanza quando pratico trekking cammino sempre con lo zaino in spalla e devo prepararmi la tenda; qui ho approfittato del servizio offerto dagli organizzatori per muovermi leggero e ritrovare quanto mi occorreva direttamente nelle basi-vita», spiega. Detta così può sembrare una passeggiata di salute, ma il Tor des Geants con i suoi 25 colli oltre i 2mila metri da superare è tutt’altro: «Non abbiamo trovato maltempo, ma il problema è stato soprattutto il vento freddo. Durante le prime due tappe (su sei, ndr) non mi sono mai fermato a dormire: nella terza probabilmente non mi sono nutrito bene, ho iniziato ad avere un po’ di tosse e a causa del vento ho iniziato a soffrire di ipotermia. Mi sono trascinato a fatica alla base-vita, dove ho scoperto di avere la febbre. Mi sono riposato un’ora e mezza, poi sono ripartito. Il fisico aveva recuperato un po’, ma fondamentale è stata soprattutto la testa: anche sul campo da calcio ero un giocatore generoso, ma qui il fattore mentale conta molto di più». A guidare Buzzi nei momenti di difficoltà è stato soprattutto un pensiero: «Oggi cerchiamo avventure un po’ estreme ma lo scopo è divertirsi e stare bene, con se stessi e sul piano fisico. La sofferenza vera è un’altra: è quella dei nostri nonni e dei nostri padri che marciavano da soldati in Russia e in Ucraina patendo fame e freddo».

L’ex centrocampista del Bano con il Tor des Geants ha spostato più in là i propri orizzonti: «Potrei scegliere di completare l’arco alpino sui sentieri del trekking oppure affrontare la Marathon des Sables (240 km nel deserto del Sahara, ndr). Dipenderà ovviamente anche dal ginocchio, ma aver finito il Tor des Geants mi ha dato grande fiducia: ora so di poter affrontare ostacoli che prima pensavo insormontabili, nello sport ma anche e soprattutto nella vita».

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