Tra Graffignana, dove tutto è iniziato, e Los Angeles, l’ennesima tappa di una splendida carriera, ci sono migliaia di chilometri da colmare con 14 ore di volo. Eppure lui vive e gioca allo stesso modo sia nel paese natio di 2.000 abitanti sia nella megalopoli popolata da 4 milioni di persone. E se Danilo Gallinari indossa come una maglia (ora quella dei Clippers) il detto “tutto il mondo è paese…”, per comprenderlo a pieno, va completato con “… e un campo di basket”. A lui, però, Non Basta l’Altezza, come recita il titolo del suo ultimo libro, che ridotto ad acronimo si legge Nba. Le linee guida che segue sono soprattutto altre: il carattere, la passione, la dedizione, la serietà, la serenità. «Non c’è alcun torneo al mondo che possa essere paragonato all’Nba – scrive -. Forse nemmeno le Olimpiadi. Ora che l’ho conosciuta da dentro, posso affermarlo tranquillamente: l’organizzazione è formidabile; la promozione del brand, delle partite e dei giocatori è incredibile; il livello tecnico è sovraumano». Così il campione lodigiano, partendo dagli Usa e ispirato dalle domande dei fan raccolte dalla piattaforma digitale eFanswer, ripercorre la sua carriera e si racconta a 360 gradi. Il libro è diviso in lettere dalle quali nascono i temi da affrontare. La “A” come amici e amore: «Quando torno in Italia chiamo gli amici di sempre per fare una partitella nel campo dietro casa, e devo dire che un po’ mi manca non avere una relazione stabile. Soprattutto perché mettere su una bella famiglia è il mio desiderio più grande». La “B” non poteva che essere quella del basket: «Dormivo con il pallone. Ogni cosa che guardavo in televisione aveva a che fare con la palla a spicchi». Alla “C”, ecco il Cuore: «Dell’Italia mi manca tutto: il cibo, la famiglia e gli amici, ma anche Milano e le spiagge. Indossare la maglia azzurra mi ha sempre dato un brivido particolare». Alla lettera “D” arrivano le delusioni: «Perdere mi fa arrabbiare molto, ma mi dà anche la carica. La sconfitta, nel mio caso, è sempre fonte di nuovi stimoli, forse addirittura più della vittoria». La famiglia è rappresentata dalla “F”: «Quando sono in difficoltà e ho bisogno di un consiglio lo chiedo ai miei genitori: sono le persone di cui mi fido di più al mondo». Alla “I”, spuntano gli infortuni: «Sono stati l’avversario più duro che ho incontrato». Alla “M” appare l’idolo assoluto: «Era Michael Jordan che sognavo di diventare. È stato il più grande giocatore della storia». Gallinari affronta i temi del sentire comune con la “P” di politica: «In America adesso abbiamo Donald Trump, un businessman che sa come far girare i soldi, però per fare il presidente servono altre capacità. Per quanto mi riguarda, io sono un grande fan di Obama». La “S” è quella del sacrificio: «Nella mia vita ha giocato un ruolo decisivo. Quando frequentavo la scuola mentre i miei compagni di classe, dopo aver finito di studiare, si andavano a divertire, io ero in palestra ad allenarmi». Alla “T” tocca il tempo libero. «Seguo molto il calcio, soprattutto il Milan, la squadra per cui tifo. Mi piace anche leggere, andare al cinema e guardare serie tv». Se Danilo Gallinari, con l’ultimo contratto, ha raggiunto il record di sportivo italiano più pagato (65 milioni di dolalri in 3anni, ndr) l’ultima frase del libro racchiude il suo spessore di uomo e giocatore, che un pugno a un avversario (brutto gesto di cui si è scusato «con i compagni e con tutti» e che gli farà saltare gli Europei) non può assottigliare; «Non puoi aggrapparti solo ai soldi per allenarti, devi trovare una ragione profonda che ti spinga a tirare fuori il meglio se vuoi dare sempre il cento per cento».
Danilo GallinariNon basta l’altezza. Io, il basket e l’AmericaMondadori eFanswer, Milano 2017, pp. 148, 17 euro
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