Il dramma messicano della “Narcoguerra”

C’era una volta Messico e nuvole, «la faccia triste dell’America». Che triste lo è ancora, anzi, di più. Nel suo sconvolgente Narcoguerra, infatti, Fabrizio Lorusso racconta con dovizia di particolari un Messico spietato e violento, ben differente da quello “da cartolina” diffuso nell’immaginario collettivo. Crocevia per il traffico mondiale di stupefacenti, la terra dei sombreri è infatti un Paese soggiogato dai cartelli della droga, dalla corruzione e dalla collusione tra malavita, politica e forze dell’ordine: dove chi si ribella, spesso, muore. E non fosse sufficiente la vicenda dei 43 studenti consegnati dalla polizia ai “narcos” a Iguala, meno di un anno fa, e da allora spariti nel nulla, basta un dato per far capire le dimensioni della tragedia messicana: i 100mila morti e i 26mila “desaparecidos” a bilancio della guerra lanciata nel 2006 ai signori della droga dall’ex presidente Calderon. Un ecatombe, insomma, dalle molteplici responsabilità, Usa compresi: e alla quale, in un caleidoscopio sociale frammentato, cercano di sopravvivere e ribellarsi coloro che, come gli studenti di Iguala, di questa “narcoguerra” sono solo le vittime.

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Fabrizio Lorusso, Narcoguerra. Cronache dal Messico (...)Odoya Editrice, Bologna 2015, pp. 414, 20 euro

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