L’Università può rappresentare una grande opportunità per Lodi se diventa un’occasione per valorizzare e sviluppare i servizi della città, compresi quelli commerciali; viceversa, se si pensa al polo universitario come ad un nuovo agglomerato che estende la città al di là dei suoi confini consolidati, senza coinvolgere le attività esistenti, questa opportunità svanisce.
Occorre mettere l’Università in relazione con la città, per veicolare sul centro urbano le ricadute positive che una realtà così qualificata, innovativa e dimensionalmente significativa può generare.
L’Università deve integrarsi il più possibile con la città, con il suo tessuto produttivo, commerciale e ricreativo, perché può davvero contribuire a renderlo più vitale, mettendo in circolazione energie e risorse che possono rilanciare ciò che già esiste e che è perfettamente in grado di offrire tutto ciò di cui una comunità di 2.500 persone tra studenti, docenti e personale non docente ha bisogno, al di fuori dei servizi strettamente collegati alla didattica, che saranno già forniti dalle strutture di Facoltà. Questa comunità, che ha un peso pari al 5 per cento della popolazione attuale di Lodi, sarà fatta di giovani studenti e adulti professionisti, con consumi di beni e servizi evoluti e a valore aggiunto: la città dovrà essere in grado di assorbire e soddisfare questa domanda con strumenti e soluzioni che devono essere pensati all’interno di un sistema complessivo e bene organizzato.
A giudizio di Asvicom, il punto di partenza di una seria valutazione sulle prospettive legate all’insediamento della Facoltà di Veterinaria deve essere una approfondita analisi sulle caratteristiche della numerosa comunità che frequenterà il polo universitario, per comprenderne le esigenze ed il tipo di domanda (anche commerciale) che esprimerà.
Conosciamo la consistenza numerica attuale e sulla base dei contingenti alle iscrizioni stabiliti dal ministero negli ultimi anni siamo in grado di stimare l’andamento tendenziale per il futuro prossimo, ma manca ancora una analisi sulle provenienze, sul numero dei fuori sede, sull’effettivo fabbisogno di soluzioni residenziali. C’è poi da sviluppare completamente l’aspetto dei collegamenti, in particolare per programmare con adeguato anticipo il necessario potenziamento dei servizi di trasporto pubblico dedicati alle connessioni tra la città ed il polo universitario.
È ragionevole prevedere che la maggior parte di queste 2.500 persone sceglierà di utilizzare i mezzi pubblici se l’offerta sarà conveniente per tariffe e per frequenza di passaggi, con una efficace integrazione tra treni e bus: pensiamo allora allo sviluppo, anche commerciale, che a queste condizioni potrebbe interessare tutto il contesto urbano che gravita sulla stazione ferroviaria, solo per indicare uno dei temi da approfondire.
Sono queste le priorità da affrontare, e bisogna farlo tempestivamente, perché il 2018 è dietro l’angolo. Anche su questo fronte, Asvicom è pronta a fornire il suo contributo e a dialogare con le istituzioni e le forze politiche, auspicando che il tema trovi un posto centrale nei programmi per il futuro della città che a breve saranno presentati in campagna elettorale.
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