È giusto utilizzare le cave abbandonate contro la siccità

Per contrastare la carenza d’acqua

La nuova legge regionale sull’utilizzo delle cave dismesse come bacini di accumulo di riserve idriche strategiche è un importante passo in avanti per affrontare i cambiamenti climatici e l’emergenza acqua con la quale dobbiamo fare i conti ormai ogni estate. Riconvertendo solo il 10% dei poli estrattivi esauriti si potrebbe creare una riserva strategica potenziale di almeno 90 milioni di metri cubi di acqua irrigui ogni anno per irrigare i campi, è una misura pari alla metà di tutto il Lago di Como oppure a quasi una volta e mezzo quello di Iseo.

La legge nasce dall’impegno, fra gli altri, del consigliere regionale Rolfi, dell’Assessore Beccalossi, di diversi sindaci lombardi e del Consorzio Medio Chiese ed è la risposta alle sollecitazioni di Coldiretti rispetto a un problema concreto che riguarda tutti, non solo gli agricoltori e che ogni stagione diventa sempre più serio. Tanto che il livello del Po al Ponte della Becca a Pavia è il più basso del decennio, con 3,18 metri sotto lo zero idrometrico. Mentre il Lago Maggiore, dal quale esce il Ticino, è a -35,6 centimetri contro un livello medio storico di +107,6 segnando il record negativo degli ultimi 70 anni. In Lombardia i siti estrattivi non più in produzione sono poco meno di tremila: la provincia con il maggior numero di cave dismesse è Pavia con 952 siti , segue Mantova con 598, Milano con 403, Brescia con 269, Bergamo con 158, Sondrio con 141, Cremona con 129, Varese con 108, Lodi con 89, Lecco con 42 e infine Monza e Como con una a testa.

La siccità non è più un’emergenza ma un elemento strutturale e i dati che abbiamo evidenziano ogni volta una forte disparità fra disponibilità di acqua e fabbisogno idrico. Visto che in Lombardia abbiamo tremila cave dismesse, abbiamo pensato di mettere in relazione il problema della carenza idrica con la presenza di tali siti.

Ettore Prandini

presidente di Coldiretti Lombardia

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