Letizia grande dentro la cattedrale

La consacrazione di don Egidio Miragoli

Un passo notevolissimo, e per solito dimenticato, dei Promessi Sposi sta a cavallo dei capitoli XXI e XXII.

L’Innominato è reduce dalla sua famosa notte, resa inquieta e tormentosa dalle suppliche di Lucia, quando sente arrivargli all’orecchio, nell’alba, “come un’onda di suono”: sono le campane che annunziano la visita pastorale del cardinal Federigo e che accompagnano il fluire della gente, vestita a festa e alacre nel passo.

L’Innominato però ignora la ragione di tutto ciò e si chiede, e chiede a un suo sottoposto, “Che diavolo hanno costoro? Che c’è d’allegro in questo maledetto paese?”. Il bravo ne sa quanto lui, sicché viene spedito ad accertare la causa di quella fretta e di quella “gioia comune”.

Al suo ritorno, appresa la verità, il terribile bandito esclama: “Per un uomo! Tutti premurosi, tutti allegri per vedere un uomo! E però ognuno avrà il suo diavolo che lo tormenti!”.

Pagina magnifica nel delineare la distanza fra un mondo in cui si persegue, sia pure con sempre più profondi dubbi, il male, e un mondo in cui si sperimenta il bene.

Ma anche perfetta nel mostrare quale circolo virtuoso possa avviare la presenza di un uomo di Dio. La folla, per solito disordinata e irrazionale in Manzoni, qui è felice, armoniosa, disciplinata dall’avere una meta positiva: “colui che viene nel nome del Signore”.

Pagina utile, in fondo, anche per comprendere quanto accaduto Sabato 11, in Cattedrale, in occasione dell’ordinazione episcopale di don Egidio Miragoli, vescovo di Mondovì, perché ciò che forse avrebbe colpito di più un occasionale, innominato visitatore capitatovi per caso, sarebbe stato proprio il clima di gioia. Specie alla fine, dopo il lungo rito.

Fra commozione ed esultanza sorrideva e benediceva l’interessato, vestito delle sue nuove, dorate vesti; con affettuosa partecipazione il vescovo Maurizio ne aveva ricordato la madre e aveva benedetto lui e tutti i presenti; la gente si sporgeva per salutare il nuovo presule, per toccarlo, per baciargli l’anello.

Se lo contendevano spartiti fra rimpianto e speranza i suoi parrocchiani, che lo perdono, e i suoi futuri fedeli della diocesi di Mondovì, che lo avranno, in una mescolanza di sentimenti tutti comunque dominati dalla certezza che stava accadendo qualcosa di bello e di importante. Amici, ex alunni, confratelli ugualmente si assiepavano a testimoniare condivisione e gioia.

“Per un uomo!”, avrebbe potuto esclamare l’occasionale, innominato visitatore.

Sì, per un uomo di Dio: per un uomo di Dio, sabato verso le 17 dentro la Cattedrale vigeva quella letizia grande, mentre fuori era una sera qualsiasi, di nebbia e gesti anonimi, ripetuti, consueti.

Lettera firmata

Lodi

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