Beni ai terremotati, la Provincia di Lodi ora ammette il pasticcio

La Provincia di Lodi ammette il pasticcio: nella gestione dei beni donati per il terremoto del 24 agosto c’è stato un grande errore di comunicazione, ma nessuna «malafede o appropriazione indebita». I materiali che erano stati donati dalla gente del Lodigiano per le popolazioni terremotate sono invece andati ad associazioni del territorio «per l’aiuto a famiglie e persone in difficoltà». Lo dice apertamente il presidente della provincia di Lodi Mauro Soldati con una nota.

Il 28 ottobre «il Cittadino» aveva pubblicato un articolo in cui raccontava come gran parte dei beni e dei materiali raccolti da numerosi gruppi di protezione civile comunali e dagli stessi comuni a fine agosto fossero ancora imballati nel magazzino della Colonna mobile della Protezione civile provinciale a Casale e, in piccola parte, nel deposito della protezione civile comunale di Lodi. I prodotti non erano arrivati nel Centro Italia fondamentalmente a causa di problemi legati al trasporto. Da allora, il gruppo comunale di Lodi è riuscito a organizzarsi con piccoli mezzi e in più viaggi ha fatto arrivare il materiale nel Reatino. La Protezione civile della provincia di Lodi, invece, per bocca del suo responsabile, il comandante della polizia locale provinciale Luca Pagano, aveva smentito che fossero stati raccolti beni in eccedenza e che fossero ancora stoccati nel magazzino, e quindi aveva affermato che però una parte di quei beni era stata donata ad associazioni locali attive in attività solidali a sostegno dei bisognosi del Lodigiano. L’ex assessore Nancy Capezzera aveva quindi chiesto che i beni ancora immagazzinati fossero inviati con urgenza alle Marche, colpite da un secondo terremoto a fine ottobre, e tramite il deputato Ignazio La Russa aveva fatto arrivare la richiesta anche al ministro Maria Elena Boschi al question time della Camera di mercoledì.

Il comune di Codogno, che aveva raccolto e immagazzinato nel capannone della protezione civile quasi due Tir di materiale, ha quindi effettuato un sopralluogo a inizio settimana, rilevando come fossero presenti una trentina di scatoloni soltanto rispetto ai quasi 2mila presenti a metà settembre (oltre a quelli di Codogno, c’erano quelli di tanti altri comuni della Bassa e del Centro Lodigiano). Per questo motivo, non essendo nemmeno stato coinvolto nella scelta sul da farsi e avendo già un’autorizzazione per spostare i beni nelle zone terremotate, aveva annunciato iniziative politiche e amministrative per sapere ufficialmente dove fossero i beni e chi avesse autorizzato il loro trasferimento. L’amministrazione codognese, senza entrare nel merito delle associazioni locali destinatarie dei prodotti e della loro attività, ha ritenuto però tradita la fiducia dei cittadini che avevano donato con la specifica finalità del terremoto.

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