Da Saint-Simon fino a Tocqueville, la passione di Cioran per il “ritratto”

Il saggio del filosofo e scrittore su un genere che prediligeva

Più passa il tempo, più l’uscita di materiale privato, soprattutto carteggi e corrispondenze, e di ristampe e nuove edizioni di libri dà l’esatta misura della grandezza di un intellettuale del calibro di Emil M. Cioran.

Già due settimane fa si era affrontato il rigurgito giovanile antisemita dello scrittore, che scrisse d’aver taciuto quegli errori di gioventù non per convenienza, ma per aver aspettato il tempo giusto a renderli noti. Strettamente legato al medesimo ambito politico, naturalmente con altre prospettive e intendimenti, è l’Antologia del ritratto. Da Saint-Simon a Tocqueville, che Adelphi pubblica con la traduzione di Giovanni Mariotti. Fanatico del pensiero di Saint-Simon, Cioran non riuscì mai a scrivere un intero libro su di lui né un’antologia “essential” dei suoi scritti. Però si accorse che la passione per il filosofo francese combaciava con la sua predilezione per un genere, il ritratto, che fece la fortuna di molti uomini e donne di lettere della Francia illuminista, regicida e repubblicana.

Lo scavo cioraniano delle “memorie” di uomini e donne illustri del XVIII secolo non fece altro che approfondire ciò che chiama con lucida perseveranza un genere cresciuto nel risentimento e nell’esasperazione di non amare fino in fondo il prossimo, pur avendone consuetudine di frequentazione. In tale contraddizione per Cioran si consumano i Lumi, nella doppia accezione del termine, di un secolo di altissime novità e di infami sozzure. 
Fabio Francione

Emil Cioran

Antologia del ritratto

Adelphi, Milano 2017 pp. 309, € 15

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